L’eterna
giovinezza comporta gravi conseguenze
Parigi, 1890. Lo scienziato e scultore George Bonnet sembra non invecchiare mai. La sua è una scoperta eccezionale, in grado di mantenere il suo aspetto tale e quale a quello di un giovane. Con l’aiuto del suo collega e amico Weiss, Bonnet si mantiene giovane facendosi sostituire periodicamente una ghiandola tramite una operazione chirurgica. L’unico inconveniente è che la ghiandola in questione deve provenire da un corpo vivo, altrimenti l’operazione non fornirebbe gli esiti desiderati. A causa di questo, Bonnet è costretto a uccidere persone per mantenere l’eterna giovinezza.
CinePaura pensa che...
Terence Fisher, autore specializzato nella realizzazione
di horror gotici, nel lontano 1959 diresse quella che può essere considerata
una sua personale risposta ai vari “Frankenstein” e “Dottor Jeckyll” prodotti
fino ad allora. Come avrete intuito dai titoli menzionati, il tema principale
de L’uomo che ingannò la morte è lo scienziato pazzo, o meglio definito
all’inglese come “mad doctor”.
Lo scienziato in questione ha scoperto addirittura un
metodo per rimanere sempre giovane, solo che la tecnica in questione prevede un
trapianto di una specifica ghiandola (non è dato sapere quale ma tant’è)
prelevandola nientepopodimenoche da una persona ancora in vita, la quale, per
ovvie ragioni, poi morirà. Ovviamente il doctor in questione si macchierà dei
più efferati crimini per mantenere il suo aspetto fresco e affascinante come
quello di un trentenne. Tratto da una piece il film mantiene forte la sua
origine teatrale con lunghi dialoghi, recitazione sopra le righe e azione
limitata allo spazio ridotto.
Le nefandezze commesse dal pazzo sono raccontate e non
mostrate e ammettiamo che qualche dettaglio in più non avrebbe guastato.
Dall’altra parte vediamo in scena un ottimo Anton Driffing, perfetto nel ruolo
dello spiritato e determinato scienziato. Come sua spalla, l’immenso
Christopher Lee però in uno dei suoi meno riusciti. Sicuramente gli
appassionati non se lo possono perdere ma, un po’ come il protagonista, è un
film che difficilmente riesce a sostenere gli anni che ha sulle spalle nonché
gli inesorabili effetti del tempo che passa.
Forse non sapevate che...
È il remake di un film del 1945 intitolato The Man in Half Moon Street e diretto da Ralph Murphy
Anton Driffin è stata la seconda scelta, dopo che Peter Cushing abbandonò il progetto
Hazel
Court ha interpretato la scena della scultura di Anton Diffring in topless.
Solo la sua schiena nuda è mostrata nelle versioni britannica e statunitense,
ma i suoi seni sono visibili nella scena girata per le versioni europee
Informazioni
Diretto da Terence
Fisher
1959
Anton Diffring (dott.
Georges Bonnet)
Hazel Court (Janine
Dubois)
Christopher Lee (dott.
Pierre Gerard)
Arnold Marlé (prof.
Ludwig Weiss)
A cura
di Andrea Costantini
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