I vampiri - La recensione

 


Il primo (validissimo) horror italiano

 

A Parigi, giovani donne vengono rinvenute completamente dissanguate. L’assassino, soprannominato il “vampiro” senza essere inarrestabile. La polizia brancola nel buio. A dare un supporto si mette il giornalista Pierre Lantin, in cerca di uno scoop.


CinePaura pensa che...

 

Il genere horror esiste praticamente da sempre ma, come ogni cosa, ha avuto un principio. Ci sarà pur stato un pioniere, qualcuno che abbia inventato tutto ciò? Se parliamo del nostro paese, il pioniere del genere che tanto amiamo risponde al nome di Riccardo Freda e a lui spetta il primato di aver diretto il primo film horror italiano. Non ha inventato nulla, sia chiaro ma si è reso disponibile per iniziare il Belpaese nella meravigliosa cultura dell’horror.

Il film in questione è I Vampiri, del 1957 e vi spoileriamo (è considerato spoiler dopo oltre 60 anni dall'uscita del film?) che di vampiri non se ne vede l’ombra. Ci sono però delle donne dissanguate, un laboratorio segreto in cui si fanno esperimenti e una donna misteriosa avvolta in un velo nero che si aggira per una magione, senza mai mostrare il suo volto, elementi tipici del genere che sarà consolidato da lì in poi, che mischiano il fantascientifico, il poliziesco e il gotico, di cui il film di Freda rappresenta il primo esempio italiano.

L’elemento soprannaturale è presente - ma non vi sveliamo quale sia – altrimenti non ce la sentiremmo di definirlo “horror”. Un film invecchiato molto bene, con scenografie imponenti e comparto tecnico molto valido (un certo Mario Bava è stato il direttore della fotografia ed effetti speciali, vi dice nulla il nome?) e una storia avvincente che riesce a sorprendere con un colpo di scena piuttosto inaspettato.



Forse non sapevate che...

 

È il primo film horror italiano

Incassò un totale di 125 milioni di lire al botteghino italiano. Non fu un clamoroso successo in patria ma ottenne consensi migliori all’estero.

La scena dell’invecchiamento senza stacchi di montaggio fu opera di Mario Bava con un sapiente uso di luci colorate, invisibili in bianco e nero

Il personaggio della contessa Du Grand è ispirato a Elizabeth Báthory, contessa e assassina del quindicesimo secolo che uccideva giovani donne, le dissanguava e faceva il bagno nel loro sangue per non invecchiare



Informazioni

 

Diretto da Riccardo Freda

 

1957

Gianna Maria Canale (Giselle du Grand / Margherita du Grand)
Carlo D'Angelo (ispettore Chantal)
Dario Michaelis (Pierre Lantin)
Wandisa Guida (Lorrette Robert)
Angelo Galassi (Ronald Fontaine)


A cura di Andrea Costantini



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