Zodiac - La recensione

 


La vera storia di uno dei più celebri serial killer di sempre

 

Estate 1969. Un uomo misterioso attacca una coppia uccidendo la ragazza e ferendo in maniera molto grave il ragazzo. Il giorno dopo, il quotidiano San Francisco Chronicle riceve una lettera dall’assassino in cui svela dettagli noti solo alla polizia. L’omicida, che si farà soprannominare Zodiac, diventa l’ossessione di tre uomini, un ispettore di polizia, un giornalista e un fumettista nonché una minaccia per tutta la città di San Francisco.  

 


CinePaura pensa che...

 

Zodiac, l’assassino che ha sconvolto la città di San Francisco nella fine degli anni ’60 è un caso ancora irrisolto ai giorni nostri. Alcuni sospetti mai confermati, molte domande e poche risposte e messaggi cifrati spediti al San Francisco Chronicle ne hanno fatto un caso mediatico di proporzioni immense. E David Fincher, acclamato regista di capolavori quali Seven e Fight Club, ha ben pensato di prendere in mano questa terrificante e insoluta vicenda per farne un avvincente thriller di indagini e intrighi. I protagonisti della vicenda sono tre, tutti determinati a scoprire chi sia il colpevole di cotanto terrore. Jake Gyllenhaal nel ruolo di un fumettista incuriosito a tal punto dalla vicenda da diventarne ossessionato, Robert Downey Jr nei panni di un giornalista che pare avere più a cuore la bottiglia del proprio lavoro e Mark Ruffalo, nella parte del determinato detective Toschi (il vero Toschi ha ispirato il personaggio dell’ispettore Callaghan di Clint Eastwood).

Fincher in cabina di pilotaggio è molto più sobrio rispetto ai fasti dei suoi precedenti lavori. Niente più virtuosismi né riprese mirabolanti (come avveniva in Fight Club e Panic Room) per concentrarsi sullo sviluppo della trama e della complessa sceneggiatura scritta da James Vanderbilt. Oltre due ore e mezza di chiacchiere e teorie, con poca azione ma molto nervosismo, soprattutto in un paio di momenti che ci ricordano quanto il regista sia bravo nel costruire scene di tensione (la visita di Gyllenhaal a casa del proiezionista, tesissima con giochi di luce e ombre degni di Hitchcock).

Un film che non può sorprendere con un colpo di scena rivelatore. L’assassino esiste ma nessuno sa chi sia, il vero Zodiac non è mai stato catturato, e forse proprio per questa continua sensazione di incertezza che permea la pellicola del grande Fincher che il film riesce alla perfezione. Tutto ciò che viene mostrato è valido come prova e al tempo stesso inutile immondizia. Le teorie sulla calligrafia, i messaggi cifrati, le ipotesi e i complotti, tutto viene costruito e distrutto nella scena successiva scagliando lo spettatore nella stessa confusione che vive il protagonista quando, seduto nel soggiorno di casa sua immerso nelle carte e nei documenti, disintegra la sua vita in favore di una causa che non avrà mai risoluzione.

 


Forse non sapevate che...

 

Il vero Robert Graysmith, dopo aver letto la sceneggiatura, ha affermato “God, now I see why my wife divorced me” (Dio, ora capisco perché mia moglie ha chiesto il divorzio)

I vestiti delle vittime sono stati ricostruiti fedelmente alla realtà

La sceneggiatura era lunga 200 pagine. Fincher chiese agli attori di recitare le proprie battute velocemente per accorciare la durata del risultato finale

David Fincher, lo sceneggiatore James Vanderbilt e il produttore Bradley J. Fischer hanno studiato gli omicidi di Zodiac per 18 mesi, intervistando testimoni, familiari, sospetti e investigatori coinvolti nel caso

La scena più spaventosa del film vede in scena Jake Gyllehaal e Charles Fleischer. I due si conoscono nella vita reale sin da quando Gyllenhall aveva tre anni

Il sangue è stato aggiunto digitalmente in post-produzione per risparmiare tempo



Informazioni

 

Regia di David Fincher

 

2007

 

Jake Gyllenhaal (Robert Graysmith)
Mark Ruffalo (Dave Toschi)
Robert Downey Jr. (Paul Avery)
Anthony Edwards (Bill Armstrong)
Brian Cox (Melvin Belli)
Elias Koteas (Jack Mulanax)

 

A cura di Andrea Costantini



Nessun commento:

Posta un commento