La
piaga del razzismo in un film pieno di sorprese
In una piantagione di cotone tutte le persone di colore sono costrette a lavorare nei campi in condizioni disumane. I soldati sudisti che comandano non perdono occasione di vessare, violentare o uccidere gli schiavi. In questo orribile scenario si muove Eden, una donna tenuta prigioniera ma che ha in mente di fuggire da quel luogo senza speranza e che, con l’aiuto di altri prigionieri, sta tentando di organizzare la fuga. Dopo essere stata violentata e percossa, Eden viene svegliata dalla suoneria di un cellulare. Quando apre gli occhi si trova nel suo appartamento, accanto a suo marito e sua figlia. Non si chiama più Eden ma Veronica ed è una scrittrice di successo. È forse stato tutto un brutto sogno?
CinePaura pensa che...
Un sontuoso piano sequenza di quasi cinque minuti ci presenta il film e
il genere a cui (apparentemente) appartiene. Siamo in una piantagione di cotone
ottocentesca in cui gli schiavi lavorano, vengono maltrattati e uccisi dai
soldati sudisti bianchi. Una donna fugge mentre i “latticini” le stanno
appresso in una scena visivamente imponente che trasmette dolore, frustrazione
e soprattutto rabbia.
Se non
si era capito dall’incipit di questa recensione, il tema di Antebellum è il razzismo. Un tema
attuale e molto caldo, sempre in bilico sul filo del rasoio e per questo
motivo, il film della coppia Gerard Bush e Christopher Renz sta facendo
arrabbiare diverse persone, beccandosi stroncature a destra e a manca anche dai
maggiori critici del pianeta. Peccato perché Antebellum è una delle cose migliori e soprattutto più originali
viste in questo triste e funesto 2020.
Tralasciando
i messaggi socio politici di cui il film è pieno, se lo scopo della coppia di
registi era quello di sorprendere lo spettatore, ci sono perfettamente
riusciti. Per i primi quaranta minuti sembra di assistere a una nuova, e se
possibile ancora più crudele, versione di 12
anni schiavo. Barbarie, violenze e sottomissioni fanno da padrone in un
contesto governato da bianchi odiosi e raccapriccianti che non si vede l’ora di
vedere morire nel peggiore dei modi. Ma è tutta (forse) un’apparenza perché
quando poi l’anacronistica suoneria di un cellulare riecheggia nelle orecchie
della protagonista e dello spettatore tutto cambia. Non siamo più nella
piantagione e Janelle Monáe non è più una schiava bensì una scrittrice e
attivista di successo. Il suo nome è Veronica e si ritrova a parlare dei suoi
libri nei talk show più famosi mentre poco prima era Eden, prigioniera in un
campo di cotone. Che cosa sta succedendo davvero e che cosa ci riserva la
seconda parte di film?
Un twist
che getta lo spettatore nel caos, consapevole che a questo punto non ha davvero
idea di dove la storia lo porterà. E qui ci fermiamo per evitare fastidiosi
spoiler e rovinare uno dei più sorprendenti film dell’anno. Due realtà opposte
che coesistono contornate da elementi comuni (razzismo, una farfalla, un
carrozza) e un gioco con il tempo ben architettato grazie a una sceneggiatura
scritta benissimo, in grado di sorprendere di continuo. Il finale poi è la vera
chicca del film. Un epilogo doloroso che ribalta tutto di nuovo e ci porta per
l’ennesima volta a riflettere su quanto la rabbia e la vendetta alla fine siano
soltanto formiche calpestate dall’enorme piede della tristezza e
dell’ignoranza. Non aspettatevi un horror nel senso comune del termine perché
non lo è. Non vedrete mostri intesi come creature orripilanti e spaventose,
lupi mannari o morti viventi. Soltanto l’uomo. L’uomo che con la sua
intelligenza e cupidigia è riuscito (e tuttora riesce) a trasformarsi in un
mostro ben peggiore dei vampiri e degli zombi.
L’uomo è
il Mostro con la “m” maiuscola e non esiste nessuno in grado di sconfiggerlo.
Forse non sapevate che...
Durante il primo weekend dalla sua pubblicazione negli Stati Uniti, Antebellum è risultato come il film più noleggiato sulle varie piattaforme
L’idea del film è venuta al regista Gerard Bush in seguito a un incubo
Il film è stato girato utilizzando le stesse lenti usate per girare Via col vento
La
farfalla sulla bocca della protagonista sul poster del film è un omaggio a Il silenzio degli innocenti
Informazioni
Regia di Gerard Bush e Christopher Renz
2020
Janelle Monáe (Veronica Henley)
Eric Lange (Blake Denton)
Jena Malone (Elizabeth)
Jack Huston (Jasper)
Kiersey Clemons (Julia)
Tongayi Chirisa (Eli)
A cura di Andrea Costantini
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