Megan is Missing - La recensione



Mockumentary crudo e angosciante che mostra i pericoli del web

 

Megan Stewart è una studentessa molto popolare che passa il suo tempo libero tra feste a base di alcol e droga, sesso occasionale e rapporti tumultuosi con la madre. Al contrario la sua migliore amica Amy è una ragazza dolce e dai buoni principi morali, amata e coccolata dalla famiglia. Quando Megan scompare nel nulla, Amy comincia a sospettare che il responsabile della sua sparizione sia Josh, un ragazzo conosciuto in rete con il quale Megan aveva intenzione di uscire.  


CinePaura pensa che...

 

Ai tempi dei social network ci sono le cose che diventano virali. So che nel 2020 parlare di virus non è il massimo della vita ma è esattamente ciò che avviene in rete. Un’immagine, una storia, una notizia che non avrebbe avuto alcun tipo di riscontro nella vita reale ma che nel web e in particolar modo sui social network, si diffonde in maniera pandemica, proprio come un virus. Megan is missing, horror appartenente al filone dei mockumentary e diretto da Michael Goi nel 2011 con quattro spiccioli ne è un classico esempio. Sconosciuto alle masse ha ottenuto un notevole riscontro in seguito a una challenge sul social network Tik Tok invitando i ragazzino a guardare quello che pare essere il film più spaventoso e scioccante di sempre.

La storia mostra i giorni che precedono la scomparsa delle studentesse Megan Stewart e Amy Herman. Le due, migliori amiche, sono descritte come il giorno e la notte. Se la prima è eccessiva nei comportamenti e sessualmente spigliata, la seconda pare essere la sua antitesi, casta e sensibile. Entrambe finiscono tra le grinfie di Josh, un ragazzo sportivo (così si descrive quando in realtà è tutt’altro) che coi suoi modi gentili e educati le adesca su internet. A rendere la visione complicata da digerire sono le immagini amatoriali delle feste a cui i ragazzi partecipano, la pochezza etica degli adolescenti, le conversazioni tra Megan e Josh e le riprese di stampo giornalistico che mostrano le indagini e le interviste in stile Chi l’ha visto. Tutto eccessivamente realistico a tal punto che spesso, durante la visione, ci si domanda se non sia tutto reale (ma vi assicuriamo che non lo è, è soltanto un film). Nulla di innovativo che non sia già stato visto in campo mockumentary (The Poughkeepsie Tapes e Lake Mungo sono due esempi in cui si tratta di ragazze scomparse) ma comunque di particolare impatto.

Ciò che fa spavento in Megan is missing, oltre a quei 22 minuti di cui tanto si parla in rete (e soprattutto un bidone che nessuno dimenticherà mai più) e il modo in cui viene descritto il disagio adolescenziale nell’era di internet. Festini a base di droga o favori sessuali soltanto per ottenere in cambio qualcosa, sesso con sconosciuti con cui si chatta nel web e il pericolo che si cela dietro una voce amichevole e tentatrice, in grado di far provare calore in un universo governato dalla vacuità morale. Questo è l’orrore. Il web è un mondo subdolo e malvagio che dietro l’apparenza di un amico benevolo cela un diavolo tentatore, oltremodo pericoloso e assolutamente reale. Niente fantasmi, zombie o demoni, internet è un mostro che tutti noi (in particolar modo i genitori come me che sto scrivendo queste quattro righe) dovremmo temere. I genitori assenti dovrebbero prendersi un’ora e mezza delle loro frenetiche vite piene di impegni per guardare questo agghiacciante film e porsi delle domande su come i figli passino il loro tempo libero.

Un film duro, spietato e difficile da digerire ma assolutamente necessario nonostante la visione sia tutt'altro che una passeggiata. Vi farà innervosire, vi darà il voltastomaco e vi farà andare a letto con l’angoscia nel cuore, pensando a ciò che i figli combinano quando non li vediamo ma soprattutto vi mostrerà in tutta la sua potenza un mostro pericoloso, sottovalutato e onnipresente. Lo chiamano “web” che vuol dire “rete” per via dei suoi infiniti intrecci.

Io lo chiamerei “web” perché è una trappola dalla quale non si riesce più a uscire.

 


Forse non sapevate che...

 

Il film è visibile su Youtube in lingua originale con i sottotitoli italiani. È diventato celebre sulla piattaforma Tik Tok dove ha ottenuto 83 milioni di visualizzazioni

Costato circa 30 mila dollari, il film è stato bandito da diversi paesi tra cui la Nuova Zelanda. Anche in Italia non è mai ufficialmente uscito

Il film è vagamente ispirato alla scomparsa di due ragazze, Ashley Pond e Miranda Gaddis in Oregon City. I resti delle due ragazze furono trovati in un bidone sigillato sotto una colata di cemento

I genitori dei ragazzi erano presenti durante le riprese, per essere messi a conoscenza di quello che stavano facendo i propri figli

Il regista stesso ha voluto mandare delle raccomandazioni a chi ancora non avesse visto il film sconsigliandone la visione. Le sue parole sono state "Non guardare il film nel cuore della notte, non guardare il film da soli e se vedete le parole 'Foto numero uno' apparire sullo schermo, avete circa quattro secondi per spegnere il film nel caso stiate già andando fuori di testa, prima di iniziare a vedere cose che non volete vedere"



Informazioni

 

Regia di Michael Goi

 

2011

 

Amber Perkins (Amy Herman)
Rachel Quinn (Megan Stewart)
Dean Waite (Josh)
Jael Elizabeth Steinmeyer (Lexie)

A cura di Andrea Costantini



 

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