Pinocchio - La recensione

 


Tutta la magia di Del Toro nella favola senza tempo

Durante la seconda guerra mondiale il falegname Geppetto perde il proprio figlioletto Carlo. Afflitto dalla rabbia l’uomo non riesce a darsi pace fino a quando un giorno, annebbiato dall’alcol, costruisce un burattino con il legno dell’albero cresciuto in prossimità della tomba del figlio. Durante la notte, lo spirito del bosco dona la vita a Pinocchio, destando lo stupore di tutti. Geppetto inizialmente lo rinnega e Pinocchio decide di andarsene, per dimostrare al padre il suo valore. Geppetto, inorridito dalla sua rinnegazione, parte a sua volta per cercarlo.


CinePaura pensa che...

Tutto è cominciato con Carlo Collodi nel lontanissimo 1881 quando scrisse, forse inconsapevolmente, una delle storie di maggior successo di tutti i tempi, Le avventure di Pinocchio. Nel corso degli anni sono state centinaia le versioni cinematografiche con protagonista il burattino senza fili e fa davvero specie ritrovarsi qui e ora, a parlare della più recente, soprattutto perché si tratta di una delle migliori. Del resto, quando una storia di tale impatto emotivo finisce tra le mani del genio malinconico e decadente Guillermo Del Toro, che cosa ci si può aspettare se non una capolavoro?

Del Toro prende la storia di Collodi e la fa completamente sua, mantenendo alcuni capisaldi della vicenda originale e costruendoci sopra una storia nuova, raccontata come soltanto lui sa fare. La ambienta nella seconda guerra mondiale in Italia, in pieno regime fascista dove nemmeno il paesello in cui vive Geppetto è esente dai bombardamenti. Del Toro si inventa personaggi e ne elimina degli altri sempre con grande rispetto della storia originale, trasforma il paese dei balocchi in un campo di addestramento reclute e la fata turchina è una divinità con le stesse sembianze della Morte. L’animazione è a dir poco meravigliosa e mette in scena una sceneggiatura che non ha una sbavatura.

Sebbene non manchino momenti divertenti e siparietti musicali, Pinocchio è tutt’altro che un film per bambini. Oltre ai soliti momenti terrificanti come solo Del Toro sa realizzare, la storia narrata è un’allegoria sulla fragilità della vita e l’onnipresenza della morte di forte, anzi fortissimo impatto emotivo. Si potrebbe scrivere un libro sull’opera di Del Toro e sui suoi significati e dal capolavoro di Carlo Collodi non poteva tirarne fuori qualcosa di migliore. Vorremmo parlarne di più ma rischieremmo di rovinare la visione a coloro che ancora non lo hanno visto.



Forse non sapevate che...                                    

Ha vinto l'Oscar al miglior film d'animazione, il Golden Globe e il Premio BAFTA nella medesima categoria

Del Toro ha iniziato a lavorare al film nel 2008 ma dopo nove anni ha dovuto abbandonare l’idea per via dell’alto costo della tecnica “passo uno” dello stop motion. Nel 2018 Netflix ha acquistato i diritti del film ed è diventato realtà.

Cate Blanchett ha detto a Guillermo del Toro che voleva assolutamente una parte in questo film ma l'unico personaggio che non era stato ancora scelto era Spazzatura, la scimmia. Con sorpresa di Del Toro, Blanchett ha comunque accettato di dare la voce al personaggio dicendo al regista che “per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa”. Così si è ritrovata con una manciata di battute e molti versi scimmieschi.

Ron Pearlman dà la voce al padre di Lucignolo, Podestà. È l’ottava collaborazione tra l’attore e il regista

L'Uomo Pallido e il Fauno de Il labirinto del fauno (2006) sono raffigurati nelle vetrate della chiesa

L’attore Tim Blake Nelson dà la voce a tutti i conigli neri



Informazioni

 

Regia di Guillermo Del Toro

 

2022

Gregory Mann (Pinocchio, Carlo)
Ewan McGregor (Sebastian il Grillo)
David Bradley (Geppetto)
Ron Perlman (Podestà)
Tilda Swinton (Spirito del Bosco, Morte)

A cura di Andrea Costantini



 

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