Il rito delle streghe - La recensione

 


Reboot patinato e inutile di un cult degli anni ‘90

 

Lily si trasferisce con la madre a casa del fidanzato della donna. Lily è spaesata dal trasloco e l’ingresso nella nuova scuola non è dei più semplici. Quando stringe un legame con tre ragazze del posto si rende conto di essere una strega. Con l’aiuto delle nuove amiche sviluppa il suo potere fino a ottenere ciò che vuole. Ma da grandi poteri derivano grandi problemi e le cose sono destinate a precipitare.


CinePaura pensa che...

Jason Blum è il Re Mida dell’horror ormai da qualche anno e quasi tutto ciò che tocca lo trasforma in oro. Tra le malefiche grinfie della Blumhouse e soprattutto della remake-mania è finito anche Giovani streghe, un piccolo horror del 1996 che ora gode dell’appellativo di cult movie per coloro che in quegli anni erano adolescenti. Il rito delle streghe (in originale The Craft Legacy) diretto da Zoe Lister-Jones nel 2020 è una sorta di sequel ambientato dopo il film del 1996 ma al tempo stesso è anche un reboot, in quanto le vicende narrate godono di molteplici similitudini.

Una ragazza si trasferisce nella nuova città tra mille problemi adolescenziali e incontra tre coetanee che la indottrinano nell’arte della stregoneria. Ecco, di norma non ci piace parlar male dei film horror perché comunque c’è sempre dietro un sacco di lavoro, impegno e un mucchio di soldi spesi. Ma ci sono alcuni film che proprio non hanno senso di esistere e Il rito delle streghe è uno di questi. Sorvolando sul fatto che un remake di Giovani streghe avrebbe avuto senso osando, magari spingendo sul gore o sull’orrore ma non così, non in questa maniera patinata e nauseabonda. È la fiera del politically correct, al limite del sopportabile, un teen drama che tende a esasperare temi delicati come l’omosessualità in maniera del tutto frivola e non funzionale alla trama.

Non viene mostrato nulla, addirittura un preservativo usato viene messo fuori campo. Gli effetti speciali sono da serie televisiva degli anni ’90 e i personaggi del tutto privi di spessore e di back story. La sceneggiatura, non ne parliamo perché l’evoluzione di alcuni personaggi (vedi il bolso David Duchovny) proprio non ha alcun senso. Di horror e di sostanza non c’è neanche l’ombra. Come detto, non ci piace sputare sul genere che tanto amiamo ma qui da salvare c’è davvero poco. Rivedetevi il film di Andrew Fleming, che è meglio.



Forse non sapevate che...

Essendo una sorta di sequel, il film è ambientato 20 anni dopo Giovani streghe

La frase “siamo noi i tipi strani” (We Are The Weirdoes...Mister) è la stessa che viene pronunciata da Fairuza Balk nell’originale

Sono stati consultati tre esperti di occultismo per la realizzazione del film



Informazioni

 

Regia di Zoe Lister-Jones

 

2020


Cailee Spaeny (Lily Schechner)
Gideon Adlon (Frankie)
Lovie Simone (Tabby)
Zoey Luna (Lourdes)
Nicholas Galitzine (Timmy Andrews)

 

A cura di Andrea Costantini



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