Che
cosa faresti per una manciata di like più?
Un gruppetto di giovani star dei social quali blogger, influencer e artisti del web decide di partecipare a un nuovo reality in cui devono semplicemente piacere al pubblico. Il vincitore, soltanto uno, se ne andrà dalla casa con cinque milioni di dollari. Basta solo farsi votare dagli spettatori. Tutti gli altri, invece, saranno eliminati. Solo che i partecipanti non sanno che chi ne uscirà sconfitto sarà eliminato sul serio. A guidare il reality un folle guru della tecnologia che si palesa ai concorrenti con un avatar a forma di panda.
CinePaura pensa che...
Attenzione, fermi tutti! Il nuovo reality è cominciato e le più grandi
star del mondo social sono radunate tutte insieme. A fare cosa? A morire, è
ovvio, secondo le regole dello spietato avatar a forma di panda. Funhouse, film del 2019 e diretto da
Jason William Lee, rappresenta una sorta di ennesimo Grande Fratello in cui gli
insopportabili protagonisti provenienti dalle più svariate attività presenti in
rete dovranno perire nei peggio modi sotto gli occhi avidi del mondo intero.
Seguendo
la scia di suoi recenti predecessori come Escape Room o The Hunt, Funhouse prende l’essere umano e se ne
fa gioco nel più spietato dei modi. Promettendo grande successo in termini di
visualizzazioni, le star nate e amate sui social network si aprono alle
telecamere come solo loro sanno fare, mostrando ciò che la gente vuole vedere.
Tette, confessioni e umiliazioni, non importa, basta mettersi in mostra e farsi
amare dal pubblico.
Funhouse è
un’opera di puro intrattenimento soltanto all’apparenza. Anche se i
protagonisti vengono massacrati nei peggio modi (alcuni di essi anche
particolarmente cruenti e originali che darebbero del filo da torcere al
cattivone Jigsaw), il film non nasconde una critica sociale nei confronti
dell’apparenza che spopola sempre di più nel mer(d)aviglioso mondo dei social
network. Che cosa sei disposto a fare per avere una manciata di followers in
più?
I
personaggi sono tra i più stereotipati fenomeni da social disponibili sul
mercato: abbiamo il rapper che a suon di “yo-yo” fa di tutto per farsi odiare,
la tettona profonda come una pozzanghera e amante dei selfie, il pompato
combattente oppure la figona pericolosa con precedenti penali. Personaggi
oltremodo fastidiosi ma che rappresentano bene la pochezza delle loro attività
social, improntate più sull’apparire che sull’essere. Tutto ciò è terrificante
ma Funhouse non si limita a questo e
scava ancora di più verso il basso. C’è un aspetto ancora più inquietante e lo
possiamo trovare nel pubblico, incollato allo schermo del telefono o tablet con
l’indice pronto a cliccare sul like che determina o meno la condanna a morte.
Come già mostrato diverse volte nella serie cult Black Mirror, Funhouse è
una distopica rappresentazione del mondo social, esagerata ma non troppo
distante dalla realtà. E quando lo spettacolo sarà finito, lo spettatore non
potrà fare altro che prendere la guida tv e passare al prossimo programma.
Forse non sapevate che...
Il primo lungometraggio di Jason William Lee è The Evil in Us e, anche in quel caso, i protagonisti erano marionette nelle mani di un’organizzazione più grande di loro
Il film
è stato distribuito direttamente in home video grazie a Midnight Factory
Informazioni
Regia di Jason William Lee
2019
Valter
Skarsgård (Kasper Nordin)
Khamisa
Wilsher (Lonni Byrne)
Gigi
Saul Guerrero (Ximena Torres)
Christopher Gerard (James
'Headstone' Malone)
Karolina
Benefield (Ula La More)
Dayleigh
Nelson (Nevin Evensmith)
A cura
di Andrea Costantini
Nessun commento:
Posta un commento