Horror
sociale ben riuscito e spaventoso
Bol e Rial sono due migranti sudanesi che chiedono asilo politico in Inghilterra. Il loro caso viene accolto e viene loro assegnata una casa fatiscente. La coppia non riesce a credere a ciò che sta accadendo, finalmente hanno una casa tutta loro ma qualcosa non va. I loro cuori sono inquieti e, come se non bastasse, presenze spaventose appaiono nella loro casa e gli impediscono di vivere serenamente.
CinePaura pensa che...
Ci sono horror e horror. Spesso ci si ritrova a etichettare il genere
che tanto amiamo come puro intrattenimento privo di cervello. Questo è valido
per la maggior parte delle pellicole ma non per tutte. Ci sono film che non
sono altro che un modo originale e sovrannaturale per raccontare qualcosa di
attuale, scomodo e ben più spaventoso dei mostri immaginari.
His House, per
esempio, diretto dall’esordiente Remi Weekes, ne è un esempio che vede una
coppia di migranti sudanesi in fuga dal loro paese in guerra e richiedenti
asilo politico in Inghilterra. Gli viene assegnata una casa, mezza distrutta e
puzzolente, ma è pur sempre una casa. Solo che tra le mura, o meglio, dentro le
mura, si aggirano cose terrificanti tanto quanto la storia dei due
protagonisti.
L’orrore
vero si mescola con quello cinematografico e, in entrambi i casi funziona. La
guerra, la fuga via mare, il senso di colpa delle cose fatte per salvare la
pelle e la vita complessa di chi vive con gli occhi della società puntati
addosso, costantemente sotto esame e minacciati dallo spauracchio del rientro
in madre patria. Questo e l’orrore vero, quello che popola i telegiornali che
spesso ascoltiamo con le orecchie ma non con il cuore. Se poi ci aggiungiamo
spettri, zombi e stregoni che sbucano fuori da ogni buco della casa fatiscente,
provocando infarti come se non ci fosse un domani, beh, non possiamo certo
lamentarci della completezza del lavoro di Weekes.
Un
horror sociale, potente nelle immagini e nel messaggio, che terrorizza lo
spettatore con fantasmi che si aggirano nei muri della casa quando in realtà
popolano il cuore dei protagonisti.
Forse non sapevate che...
Javier Botet, il famoso attore affetto dalla sindrome di Marfan, interpreta il ruolo dello stregone
Sull'aggregatore di recensioni online Rotten Tomatoes, il film ha ottenuto una percentuale di gradimento del 100% da parte della critica
Ha
preso sedici nomination ai British Indipendent Film Awards
Informazioni
Regia di Remi Weekes
2020
Sope
Dirisu (Bol Majur)
Wunmi Mosaku (Rial
Majur)
Matt Smith (Mark Essworth)
Javier Botet (stregone)
A cura
di Andrea Costantini
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