Black Phone - La recensione

 


Un altro grande horror per Derrickson dopo Sinister

 

1978. Finney e Gwen sono due fratelli che vivono nella periferia di Denver con il padre alcolizzato e violento. Finney è debole e viene bullizzato dai compagni mentre Gwen è una sensitiva. Finney viene rapito dal Rapace, uno psicopatico rapitore di bambini che terrorizza il paese e viene rinchiuso in uno scantinato in cui è appeso al muro un vecchio telefono. Pare che il telefono non sia funzionante ma Finney comincia a ricevere chiamate dai bambini scomparsi per mano del rapitore.


CinePaura pensa che...

Scott Derrickson è il regista di Sinister, il film che è stato giudicato in più di un’occasione l’esperienza più terrificante mai vista sul grande schermo. Forse definirlo il film più spaventoso di sempre è esagerato ma è stata una gran bella esperienza. Noi di Cinepaura, da grandi estimatori di Sinister e del lavoro del buon Scott, non potevamo non avere aspettative molto (ma molto) alte su Black Phone, sua ultima fatica del 2022. Le aspettative sono state ripagate appieno perché Black Phone ci ha convinto sotto tutti gli aspetti.

Tratto da una storia di Joe Hill (il figlio di Stephen King  per chi ancora non lo sapesse), il film segue le vicende di uno psicopatico rapitore di bambini soprannominato il Rapace e le sue interazioni con il giovane Finney, bullizzato in maniera perpetua dai compagni ma che dimostra di avere la tenacia di contrastare il folle nel momento in cui finisce tra le sue grinfie. Sebbene il film cominci in una provincia americana di fine anni ’70 in un atmosfera carpenteriana dai toni slavati, ben presto si trasforma in un horror claustrofobico in cui l’unità di spazio si limita a uno scantinato con un materasso e un telefono nero appeso al muro, con il filo strappato da anni ma che non riesce proprio a smettere di squillare. Ed è proprio dal telefono citato nel titolo che fuoriesce la componente sovrannaturale in un film in cui il male proviene dall’uomo.

Black Phone conferma il talento di Derrickson dietro la macchina da presa in un film tutt’altro che semplice nella messa in scena con tanti dialoghi, indizi e il terrore dilagante di una presenza in città che porta via i bambini. Nei panni del Rapace troviamo un sorprendente Ethan Hawke, in un ruolo decisamente inedito per lui. Pacato ma completamente fuori di testa, con addosso una inquietante e dinamica maschera destinata a entrare nella top ten delle più inquietanti viste sullo schermo. Da segnalare il cast di contorno, la bravissima Madeleine McGraw e Jeremy Davies nel ruolo del padre violento, alcolizzato e distrutto psicologicamente da un passato plumbeo.



Forse non sapevate che...

In lingua originale il Rapace è chiamato The Grabber, che sarebbe “l’afferratore”

La maschera del Rapace è stata disegnata da Tom Savini

Il film che Finney guarda in televisione con la mano che esce dalla vasca insanguinata è Il mostro di sangue (The Tingler) del 1959

Il film è stato diretto da Scott Derrickson dopo che il regista ha abbandonato il progetto Doctor Strange nel multiverso della follia (per divergenze creative)

La linea che corre sul muro dello scantinato accanto al telefono è una citazione del poster di Sinister

Nella colonna sonora è presente "On the Run" dei Pink Floyd



Informazioni

 

Regia di Scott Derrickson

 

2021

Ethan Hawke (il Rapace)
Mason Thames (Finney Shaw)
Madeleine McGraw (Gwen Shaw)
Jeremy Davies (Terrence Shaw)
James Ransone (Max)

 

A cura di Andrea Costantini




1 commento:

  1. E' piaciuto molto anche a me, nonostante TROPPI rimandi alle opere di papà King. Considerato che sia Hill che Derrickson sono degli ottimi autori, non ce n'era bisogno!

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