CinePaura - Orrore in pillole: Master

Peele rules ma non tutti hanno ascoltato la lezione

New England. In un campus universitario pronto ad accogliere nuove reclute arriva Jasmine, una ragazza di colore che tenta di integrarsi con difficoltà. Parallelamente anche la nuova direttrice dell’istituto Gail, anch’essa di colore, vive il suo nuovo incarico con il continuo spettro del razzismo pendente sopra la sua testa. Inoltre nell’università girano voci a proposito di una strega, una donna suicidatasi anni prima che pare aggirarsi sotto forma di spirito nell’accademia.

CinePaura pensa che...

Jordan Peele con il suo Get Out è stato il pioniere del nuovo filone di horror e razzismo. Diversi altri si sono poi cimentati nell’argomento (vedasi His House e la serie tv Them) con diversi livelli di riuscita. Però diciamocelo, non sono tutti Peele. Il nuovo horror prodotto dal colosso Amazon che rientra nel genere è Master – La specialista, diretto da Mariama Diallo nel 2022. Una storia dalle tinte sovrannaturali usata come escamotage per raccontare altro, ovvero le vicende di Gail, Liv e Jasmine, tre donne di colore in un’università popolata da bianchi.

Sono donne forti e caparbie ma che perdono determinazione strada facendo per via dei non troppo sommessi episodi di razzismo che le vedono come protagoniste. Non solo: a complicare il tutto ci si mettono pure le voci che circolano nell’accademia, relative a una donna che si è tolta la vita anni prima, una donna (ovviamente) di colore. Master è un horror non strettamente legato al concetto sovrannaturale del termine. Anzi, proprio per niente. La paura e la strega sono protagonisti marginali della storia e rimangono i dubbi su cosa sia reale e cosa immaginato. Le presenze spettrali e gli incubi a occhi aperti sono una trovata per descrivere altro, qualcosa di più tangibile e ahinoi fin troppo reale.

Se sulla carta l’idea è buona (come Peele ci ha dimostrato) nella realtà Master non funziona; la critica sociale è presente ma è fine a se stessa, non si percepiscono gli intenti di denuncia dell’autrice e la sceneggiatura scricchiola sotto il peso dell’indecisione. Anche il lato horror della vicenda è appena accennato e galleggia insieme alle altre tematiche trattate senza realmente emergere. Giunti alla fine si ha la spiacevole sensazione di aver mangiato un pasto precotto e insipido, volto soltanto al nutrimento e non al piacere di mangiare. Ecco, Master riempie la mente con le sue intenzioni ma a conti fatti non soddisfa in nessuno dei contesti descritti.