Un
gioiello sci-fi fatto di sole parole
A Cayuga, nel New Mexico è la sera della partita di basket. Tutta la popolazione è in palestra per assistere al match, tranne la centralinista del paese, Fay e il deejay della radio locale, Everett. I due sono amici e quando Fay capta tramite il telefono un suono mai sentito prima, lo comunica immediatamente a Everett che lo trasmette per radio, chiedendo a chiunque in ascolto informazioni in merito. Sarà Billy a telefonare in radio e pare non sia la prima volta che sente quel suono.
CinePaura pensa che...
Chi ha detto che per fare un film di fantascienza con le
palle si debbano spendere milioni di dollari? Nessuno, infatti ce lo dimostra
il buon Andrew Patterson con il suo The
Vast of Night, girato con pochi spicci e una voglia pazzesca di raccontare
qualcosa. Si sa che noi di Cinepaura siamo amanti dei progetti un po’
particolari, infatti The Vast of Night
è un film di fantascienza senza realmente essere un film di fantascienza e non
ci vergogniamo a classificarlo come un vero e proprio colpo di fulmine. In che
senso è un film di fantascienza senza essere un film di fantascienza? Nel senso
che non dovete aspettarvi di vedere cose come astronavi, alieni, salti
nell’iperspazio o tutte quelle robe lì perché di cose del genere, nel film di
Patterson, non se ne vedranno affatto (o meglio, se ne vedranno pochissime).
Siamo negli anni ’50, in una cittadina minuscola dove
tutti sono felici, la radio del paese ha il suo peso ma lo hanno ancora di più
gli eventi sportivi, come la partita di basket della squadra locale. Sono tutti
in palestra per la partita tranne Fay, che lavora al centralino e Everett, il
deejay della radio. Le strade sono deserte e il buio dilaga ovunque. E c’è
qualcosa che non va nell’aria. Un rumore, captato per caso dai mille cavi che
Fay maneggia al centralino, un suono mai sentito prima che stuzzica la
curiosità dei due giovani. Quindi se decidiamo di guardare The Vast of Night, a che cosa andremo incontro? Dimenticatevi i
film di fantascienza a cui siete abituati, pieni di effetti speciali e cose
tecnologiche ma non scappate, vi prego, perché il film è una vera e propria
bomba.
Allora si può sapere che cosa vedremo? Ci sono una
manciata di protagonisti e tante, tantissime parole. Tutto è raccontato
attraverso storie narrate per telefono, teorie costruite come puzzle a cui
mancano i pezzi, dubbi e paure di qualcosa di ignoto che sembra aleggiare
ovunque. Sono le parole il mezzo potente con cui il film arriva alle persone,
non le immagini. In alcuni momenti addirittura lo schermo diventa nero, proprio
per permettere allo spettatore di smettere di guardare e concentrarsi
sull’ascolto, di immedesimarsi nel racconto, di cogliere ogni sfumatura della
voce, la paura in cui galleggia. Si toccano anche temi delicati, come l’ombra
della guerra, la sacrificabilità di alcune categorie di persone, la paura
dell’ignoto e della scoperta. Ma come può uno sci-fi essere fatto solo di
racconti e dialoghi? Può, fidatevi, e il risultato è eccellente.
Un’opera prima gigantesca, con una sceneggiatura
formidabile e una regia sobria che non si pone l’obiettivo di sormontare gli
attori ma che al tempo stesso ci delizia con piani sequenza vorticosi e
inquadrature fisse per decine di minuti (splendido lo pseudo monologo di Sierra
McCormick, perfetta nel ruolo, mentre smanetta con cavi e cavetti e comincia a
capire che c’è qualcosa che non va). Inoltre la fotografia notturna rende la
cittadina deserta un protagonista tanto quanto le persone, donandogli un
aspetto nostalgico ma al tempo stesso terrificante. Aggiungiamoci anche la
colonna sonora degna di menzione. Insomma, una meraviglia.
Forse non sapevate che...
È stato girato in 17 giorni con un budget di 700 mila dollari
La stazione radio si chiama WOTW è l’acronimo di War of the World, omaggio allo scrittore di fantascienza H.G.Weels nonché a Orson Welles e al suo omonimo programma radiofonico
Il nome della cittadina, Cayuga, è fittizio. Si tratta di un omaggio alla Cayuga Production di Rod Sterling, produttore della serie Ai confini della realtà
La ripresa fissa di Fay al centralino dura 9 minuti e 40 secondi
Nel film viene nominata più volte la città di Santa Mira. È il luogo inventato in cui è ambientato L’invasione degli ultracorpi (1956)
Informazioni
Diretto da Andrew
Patterson
2019
Sierra
McCormick (Fay Crocker)
Bruce Davis (Billy)
Gail Cronauer (Mabel
Blanche)
A cura
di Andrea Costantini
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