Velluto blu - La recensione

 


L’intramontabile noir diretto da David Lynch

 

Il giovane Jeffrey Beaumont passeggiando in un prato fa una scoperta a dir poco sconvolgente: trova un orecchio umano. Consegna l’orecchio al detective John Williams e fa conoscenza di sua figlia Sandy. La ragazza passa a Jeffrey alcune informazioni che ha sentito dal padre riguardo il caso dell’orecchio reciso e tutto riconduce a una cantante di nightclub, Dorothy Vallens. Il ragazzo si fa prendere dalla vicenda ed entra di nascosto nell’appartamento della donna, scoprendo un mondo fatto di violenza e follia.


CinePaura pensa che...

 

David Lynch non ha bisogno di presentazioni. Tutti conosciamo il suo cinema, il suo modo unico di disturbare. Nel 1986, al suo quarto film come regista, il Maestro di Missoula dirige Velluto Blu, un thriller noir a tutti gli effetti. Ma dimentichiamoci Bogart, Lang e le femme fatale con la sigaretta in mano perché Lynch, con il suo classico intramontabile prende le regole del noir e le scombussola come solo lui sa fare.

Partiamo dalla prima sconvolgente scena. Siamo in una cittadina per bene, la gente saluta e i bambini giocano nei loro giardini, tutto è colorato e tranquillo e una musica dolce accompagna i momenti di vita quotidiana. Poi la telecamera si abbassa e inquadra il prato. Sotto di esso una moltitudine di insetti brulicanti si ammazza a vicenda in un groviglio spaventoso e senza speranza. Un inizio folgorante, gravido della poetica perturbante del regista, percepibile dalla prima all’ultima scena di Velluto blu.

Gli elementi del cinema di Lynch ci sono tutti: la donna in pericolo, i colori (in particolare le tende rosse che fungono quasi da sipario a uno spettacolo a cui non siamo sicuri di voler assistere), la musica di Badalamenti e surrealtà di alcuni momenti, con protagonisti che vanno ben oltre l’eccessivo. Oltre alla Rossellini che incarna benissimo il ruolo della femme fatale, abbiamo uno spaesato Kyle MacLachlan (attore feticcio di Lynch) e un forsennato Dennis Hooper, terrificante nella sua follia e perversione.

Il messaggio che questo noir immenso vuole trasmettere è la distinzione netta tra Bene e Male, dove alla luce del sole esiste una vita serena fatta di persone comuni ma con gli occhi bendati. La vera essenza della città viene vomitata di notte, quando la luce si spegne e il Male appare con tutta la sua veemenza. Violenza, perversioni, droghe e alienazione si materializzano dinnanzi all’ingenuo Jeffrey che osserva inerme il mondo malvagio che lo circonda, ben nascosto dietro l’apparenza di una normalità ostentata, simile al brulichio di insetti carnivori e mostruosi nel sottosuolo.



Forse non sapevate che...

Nella scena clou del film Isabella Rossellini era realmente nuda sotto la vestaglia di velluto blu. Hopper non era a conoscenza della cosa e possiamo immaginare la sua reazione quando le ha ordinato di aprire le gambe

Il gas che Dennis Hopper respira dalla mascherina è  nitrito di amile, più comunemente definito come popper. Nella sceneggiatura originale Lynch voleva che respirasse elio, per rendere la voce simile a quella di un bambino ma Hopper, esperto consumatore di droghe, ha insistito per utilizzare il popper

Il titolo del film proviene dalla canzone che Isabella Rossellini canta al night club. La canzone è opera di Tony Bennett e risale al 1951

David Lynch ha ricevuto la nomination all’Oscar come miglior regista. Il premio è poi andato a Oliver Stone per Platoon

Il film non riuscì a partecipare alla  Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia per via del nudo della Rossellini

È la prima collaborazione tra Lynch e il compositore Angelo Badalamenti

Quando è stato chiesto a Lynch di pensare a una sceneggiatura, il regista si è basato su tre elementi chiave: un ragazzo che osserva una donna di nascosto, un orecchio tagliato e la canzone Blue Velvet. Da questi tre elementi ha costruito il tutto

La versione originale durava quattro ore. Le due ore mancanti sono andate perdute

Molti attori hanno rifiutato il ruolo di Frank. Ma Hopper no. A tal proposito ha affermato che “doveva interpretare Frank perché lui è Frank!”

Il pettirosso della scena finale è ovviamente meccanico ma è stato costruito con un vero pettirosso morto ritrovato lungo la strada.

 


Informazioni

 

Regia di David Lynch

 

1986

 

Kyle MacLachlan (Jeffrey Beaumont)
Isabella Rossellini (Dorothy Vallens)
Dennis Hopper (Frank Booth)
Laura Dern (Sandy Williams)
George Dickerson (detective John Williams)
Hope Lange (Signora Williams)

 

A cura di Andrea Costantini




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