Il ritorno dei morti viventi 3 - La recensione

 


Una chicca per gli amanti degli zombi

Curt è figlio del colonnello Reynolds, uno scienziato a capo di un progetto top secret che vede l’utilizzo di un gas tossico chiamato triossina, in grado di riportare in vita i morti. Quando Curt e la fidanzata Julie si intrufolano nel laboratorio per curiosare gli esperimenti del padre, essi assistono a un evento miracoloso. Eccitati dalla scoperta, i due innamorati rimangono vittima di un incidente in moto dove Julie perde la vita. Curt, dopo aver visto cosa è in grado di fare il gas, decide di portare il cadavere di Julie nel laboratorio.


CinePaura pensa che...

 

Il terzo capitolo della saga dei morti viventi ideata da Dan O’Bannon nel 1985 finisce nelle mani di un signore che di horror se ne intende parecchio. Costui è Brian Yuzna, non un tizio qualunque bensì autore di alcuni cult imprescindibili della parte horror della settima arte (Society, Re-Animator 2, The Dentist). Non è da meno il suo contributo agli zombi con Il ritorno dei morti viventi 3, altro cult movie amatissimo dagli estimatori del genere.

Julie e Curt si amano ma Curt è in continuo spostamento per via del lavoro del padre, un colonnello dell’esercito invischiato in faccende strane, così strane che hanno addirittura a che fare con esperimenti sui cadaveri riportati in vita. Dopo aver assistito di nascosto a una di queste risurrezioni, i due giovani innamorati si schiantano con la moto e la ragazza muore. Il resto si può facilmente intuire ma sappiamo benissimo che una persona morta che viene riportata in vita non ha più le stesse necessità alimentari di prima.

Il film di Yuzna si distacca completamente dallo stile di O’Bannon e da quello di Ken Wiederhorn del secondo capitolo. Non c’è più quell’ironia di fondo, situazioni grottesche e esilaranti più da comedy che da horror vero e proprio, qui si gioca sul serio. I toni si fanno cupi e non c’è spazio per l’ironia. La storia ruota attorno a una storia di amore folle in cui la tragedia ha la meglio, dove il ripudio del lutto e la cecità di fronte alle azioni forsennate volte a risolvere la situazione portano il protagonista a compiere azioni estreme. Il film non è esente da difetti (la sceneggiatura non sempre fornisce situazioni credibilissime, soprattutto nel laboratorio) ma i pregi li superano. Splatter a volontà, zombie putrefatti e mostruosi  e, last but not least, davvero unica e iconica Melinda Clarke nei panni della sensuale Julie Walker ricoperta di piercing recuperati dalla pattumiera e devastata da autolesionismi vari per tentare di quietare la sua implacabile fame di cervelli. Una vera chicca ma esclusivo per gli amanti di un certo tipo di cinema diciamo “non di serie A”.



Forse non sapevate che...                  

L’unica richiesta fatta dalla produzione a Yuzna era che il film parlasse di zombi che mangiano il cervello. Nessun altro riferimento ai film precedenti era richiesto

Brian Peck, che qui interpreta un agente governativo, è l’unico a comparire in tutta la trilogia. Nel primo film interpretava Scuzz, nel secondo diversi zombi

Paul Rudd ha fatto il provino per il ruolo di Curt



Informazioni

Diretto da Brian Yuzna


1993

J. Trevor Edmond (Curt Reynolds)
Melinda Clarke (Julie Walker)
Kent McCord (col. John Reynolds)
James T. Callahan (col. Peck)
Sarah Douglas (ten. col. Sinclair)

A cura di Andrea Costantini



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