Upgrade - La recensione


Fantascienza e biomeccanica in un lavoro degno dei primi Cronenberg

Regia di Leigh Whannell

2018

Logan Marshall-Green (Grey Trace)
Betty Gabriel (detective Cortez)
Harrison Gilbertson (Eron Keen)
Melanie Vallejo (Asha Trace)
Benedict Hardie (Fisk Brantner)
Linda Cropper (Pamela Trace)

Trama

Siamo in un futuro non troppo lontano. La tecnologia è ovunque ma non a tutti piace, come al meccanico Grey Trace che preferisce dedicarsi alla sua vecchia auto nel garage disordinato e pieno di attrezzi piuttosto che concentrarsi sui nuovi mezzi tecnologici. Molto diversa da lui è la sua bella moglie, Asha, che per la tecnologia ci lavora. Dopo una visita a Eron Keen, magnate dell’azienza Vessel specializzata in biomeccanica, Grey e Asha vengono assaliti da un gruppo di balordi. La donna rimane uccisa e Grey paralizzato dal collo in giù. Quando Eron propone a Grey di risolvere il suo problema, installa nel cervello dell’amico un’intelligenza artificiale chiamata STEM, in grado di farlo tornare a camminare. Non solo, STEM aiuterà Grey a trovare gli assassini di sua moglie.



CinePaura pensa che...

Leigh Whannell, magari sconosciuto ai più, è un tizio che si è particolarmente fatto notare nel corso dell’ultimo ventennio nel mondo del cinema horror, soprattutto come sceneggiatore di Saw, Insidious e Dead Silence, nonché fedele collaboratore di James Wan. Da qualche anno a questa parte, il buon Leigh si è spinto più in là e, oltre a scrivere i film, si è pure preso la briga di girarli con risultati perlopiù notevoli. Il suo lavoro di mezzo, dopo così-così Insidious 3 (2015) e il notevole L’uomo invisibile (2020) è uno sci-fi fortemente virato all’azione e allo splatter. Upgrade, del 2018, è un nuovo modo distopico di mostrare il futuro, dove la tecnologia e il potere dei computer interagiscono direttamente con la carne umana. Quasi una sorta di Black Mirror girato dal Cronenberg degli anni ’80 in cui scienza e armi, installate nelle persone, rendono queste ultime macchine da guerra (in)governabili da intelligenze artificiali al limite del metafisico. C’è un intelligente utilizzo dei mezzi a disposizione, dato il budget limitato. Ci viene mostrata una città futuristica in alcuni dettagli (le auto ipertecnologiche, i laboratori) ma poi l’attenzione viene spostata abilmente nei sobborghi degradati, dove spesso il nostro protagonista si muove, limitando i costi ma non le aspettative. Colpi di scena, momenti di combattimento e una forte propensione allo splatter, mai gratuito (anzi funzionale alla storia) farciscono questo lavoro e lo rendono sicuramente di piacevole visione. Considerazione finale, priva di alcun valore: il protagonista è identico a Tom Hardy.



Forse non sapevate che...

In una scena si riesce a vedere il pupazzo di Saw dipinto sul muro. Questo perché Leigh Whannell è lo sceneggiatore di Saw

Continuano le citazioni: su un campanello è possibile vedere il nome J.Wan. Ovviamente è un riferimento al regista di Saw

Il titolo pensato originariamente per il film era STEM

A cura di Andrea Costantini



Nessun commento:

Posta un commento