Uno slasher in modalità film-nel-film, divertente
e originale
Regia di Todd Strauss-Schulson
2015
Taissa Farmiga (Max Cartwright)
Alexander Ludwig (Chris)
Malin Åkerman (Nancy / Amanda Cartwright)
Nina Dobrev (Vicki)
Alia Shawkat (Gertie)
Thomas Middleditch (Duncan)
Trama
Max
Cartwright è una ragazza del liceo sopravvissuta tre anni prima all’incidente
automobilistico in cui la madre perse la vita. La madre, Amanda, era un’attrice
emergente divenuta famosa per il film horror di serie B Camp BloodBath, uno slasher da quattro soldi che ha acquisito fama
di cult soprattutto nel paese in cui la donna viveva. In occasione
dell’anniversario della morte, durante una proiezione pubblica, nel cinema
scoppia un incendio e Max, insieme ai suoi amici, fugge squarciando lo schermo
e prendendo un’uscita di sicurezza. Per qualche strana ragione, i ragazzi non
si ritrovano fuori in strada bensì all’interno del film. In un primo momento
spaesati, dovranno darsi da fare interagendo con i protagonisti del film,
Amanda compresa, per evitare di essere uccisi dall’assassino armato di machete
che si aggira per i boschi.
CinePaura pensa che...
Diciamocelo, di slasher, ne abbiamo
visti in tutte le salse. Decine, ma cosa dico, centinaia di pellicole hanno
sfilato sul grande schermo a partire dal lontano 1978, quando Halloween ha lanciato definitivamente il
genere, per poi proseguire negli anni con visioni più o meno valide. Quindi,
dopo oltre quarant’anni di assassini mascherati che inseguono giovani ingenui e
fastidiosi, la domanda è: si può realizzare uno slasher che sia in qualche modo
originale? Certo che sì! L’idea geniale è venuta agli sceneggiatori M.A.
Fortin, Joshua John Miller e al regista Todd Strauss-Schulson. E che cosa hanno
fatto, di preciso, queste persone? Semplice: hanno girato uno slasher ambientato
nel nuovo millennio e lo hanno inserito in un film slasher ambientato negli
anni ’80. Letteralmente inserito, visto che i protagonisti del 2015 finiscono
in un horror girato trent’anni prima, interagendo con i personaggi del film
stesso. Un film nel film. Una storia che in mani sbagliate poteva trasformarsi
in un pasticcio tremendo e volgare ma il regista ha optato per la cosa più
ovvia da fare per realizzare un film del genere che fosse funzionante: buttarlo
sulla commedia. Come risultato abbiamo un lavoro che vive di stereotipi del
genere slasher (Venerdì 13 su tutti)
come il sesso e il passato dell’assassino e se ne fa beffe in maniera
intelligente, con una sceneggiatura brillante e funzionante. Non è il primo
film in cui i protagonisti entrano (o escono) a loro volta in un altro film (Last Action Hero, La rosa purpurea del Cairo)
ma è piacevole vedere in che modo si sia evoluto il genere a cui appartengono i
nostri cari Michael Myers e Jason Voorhees.
Forse non sapevate che...
Il modo
di dire “final girl” si riferisce all’ultima ragazza che rimane in vita in uno
slasher e che, di norma, fa fuori l’assassino
La
divertente scena della danza è stata del tutto improvvisata da Angela Trimbur
Lo
sceneggiatore Joshua John Miller è il figlio di Jason Miller, il padre Karras
de L’esorcista
A cura
di Andrea Costantini
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