Baskin - La recensione


La risposta turca a Martyrs è un mindfuck violentissimo e surreale

Regia di  Can Evrenol

2016

Mehmet Cerrahoglu (Baba)
Görkem Kasal (Arda)
Ergun Kuyucu (Remzi)
Muharrem Bayrak (Yavuz)
Fatih Dokgöz (Apo)
Sabahattin Yakut (Sabo)


Trama

Un ragazzino si sveglia in piena notte. Dalla stanza della madre giungono gemiti di piacere e la televisione, in soggiorno, è accesa su nessun canale. Poi una mano spunta dal nulla e cerca di afferrare il bambino che tenta in ogni modo di fuggire nella stanza della donna, che nel frattempo ha smesso di godere. La vicenda si sposta su cinque poliziotti a cena in una bettola da quattro soldi. Mangiano carne e parlano di scommesse e donne. Sono volgari, violenti e rozzi. Poi arriva una chiamata e il gruppo si muove in direzione di una casa abbandonata, nel bel mezzo di un territorio su cui girano malevole voci. Qui trovano le auto dei colleghi ma non vi è traccia di essere vivente. Entrano nella casa e scendono nei sotterranei, dove un labirintico inferno li attende.



CinePaura pensa che...

La Turchia non è certo la patria del genere horror per antonomasia ma quando c’è da mettersi in gioco, ragazzi, i nostri amici turchi non vi vanno certo alla leggera. Baskin, da molti definito come la versione turca di Martyrs, ne è un esempio concreto. Preparate lo stomaco e la mente perché il viaggio dei cinque poliziotti in quello che può tranquillamente essere definito “inferno” sarà un mindfuck violentissimo, surreale e contorto. Il film comincia con una presenza demoniaca che traumatizza per la vita un bambino. Non sappiamo chi sia, che cosa sia ma è qualcosa che lo osserva da sempre. Poi la vicenda si sposta su un gruppo di sbirri, brutti sporchi e cattivi, protagonisti antipatici e delineati benissimo che hanno sicuramente qualche peccato da espiare. Una prima parte tesa, nonostante le chiacchiere da bar e l’euforia che i poliziotti mettono nel loro lavoro (esemplare la scena di canto). Si percepisce il male, ovunque, nella notte che li circonda, nel bosco che devono attraversare per rispondere alla chiamata. Succedono cose inspiegabili, intorno a loro. Poi arrivano alla casa e si scatena il caos. Una discesa letterale negli inferi popolati da creature storpie e smembrate, che si nutrono delle loro carni e fornicano tra loro nel più lurido dei modi. Un girone quasi dantesco, governato da una essere deforme che si fa chiamare Baba, che sembra abbia la visione ben chiara sul futuro delle persone. Come già detto in precedenza, si tratta di un bel rompicapo in cui il tempo e i fatti sono relativi, connessi e sconnessi tra loro come mondi alieni che si intersecano tra loro, lasciando lo spettatore in un limbo composto da fascino, terrore e disgusto. Consigliatissimo, ma soltanto agli amanti dell’orrore estremo.



Forse non sapevate che...

È il primo lungometraggio del regista Can Evrenol, tratto da un suo cortometraggio omonimo del 2013

Il personaggio di Baba è ispirato al colonnello Kurtz di Apocalipse Now

L’attore che interpreta Baba si chiama Mehmet Cerrahoglu ed è affetto da una rarissima malattia della pelle che rende il suo aspetto unico

È stato girato in 28 notti

A cura di Andrea Costantini



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