Ma come si può uccidere un bambino? - La recensione

 


Bambini assassini sotto la luce del sole

 

Tom ed Evelyn, una coppia inglese felicemente sposata e prossima ad avere il terzo figlio, arrivano in Spagna dall’Inghilterra per una vacanza. A causa del caos provocato dai turisti, i due coniugi decidono di affittare una barca e spostarsi sulla tranquilla isola di Almanzora, a quattro ore di navigazione. Qui trovano una pace innaturale, l’isola è semi deserta. Sembra quasi che tutti gli adulti siano spariti e siano rimasti soltanto i bambini, i quali si comportano in maniera strana. Non ci metteranno molto a capire che quei bambini sono i responsabili della scomparsa della popolazione dell’isola.


CinePaura pensa che...

 

A proposito di horror alla luce del sole, uno dei migliori prodotti che prediligono l’illuminazione forte anziché la notte profonda proviene dalla Spagna e risale al 1976. Si tratta di Ma come si può uccidere un bambino? diretto da Narciso Ibáñez Serrador, autore molto presente in campo televisivo ma con all’attivo soltanto due lungometraggi per il cinema (l’altro titolo è Gli orrori del liceo femminile). Film conosciuto da pochi intimi e precursore di classici del genere quali Grano rosso sangue (anche se il racconto di King è stato pubblicato per la prima volta nel 1977, quindi presumibilmente è stato scritto in concomitanza con l’uscita del film) un lavoro dal titolo così impressionante non può che presentarsi come qualcosa dal forte impatto visivo ed emotivo.

Il suo messaggio ci viene sbattuto in faccia negli agghiaccianti titoli di testa, dove vere immagini di repertorio storico mostrano come i bambini siano stati sempre le vittime delle avide gesta degli adulti. E su questo terribile concetto che si sviluppa il film di Serrador, mettendo da parte i fatti veri per virare verso l’horror narrativo fittizio vero e proprio. Su un’isola soleggiata, dalle tipiche casette bianche e un’atmosfera di calma che regna sovrana c’è qualcosa non va, è successo qualcosa agli adulti e i responsabili pare siano i bambini. Ne pagano le spese i coniugi Tom e Evelyn, in vacanza in cerca di tranquillità mentre nel di lei ventre cresce la loro terza creatura.

Il film è un buon esempio di come si costruisce una storia scomoda pregna di tensione con una narrazione semplice ma serrata. Non c’è eccesso di gore (se non accennato in un paio di sequenze dove ovviamente a pagarne le spese, a discapito del titolo, sono proprio i bambini), la violenza è tutta fuori campo fatta eccezione del finale amaro, dove lo spargimento di sangue nella resa dei conti è inevitabile. Messaggio di fondo importante, una sorta di vendetta-maledizione da parte della prole nei confronti degli adulti e della loro tendenza a generare vittime innocenti dettate dall’egoismo e dall’avidità.



Forse non sapevate che...

Il regista fa una comparsata all'inizio della pellicola; è il tizio in maglia arancione a cui Tom ed Evelyn si rivolgono appena scesi dall'autobus

Le scene ambientate in paese sono state girate a Ciruelos nella provincia di Toledo a circa 250 km dal mare

In origine il regista avrebbe voluto Anthony Hopkins nel ruolo di Tom



Informazioni

Diretto da Narciso Ibáñez Serrador

 

1976

Lewis Fiander (Tom)
Prunella Ransome (Evelyn)
Antonio Iranzo (padre della bambina)

A cura di Andrea Costantini



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