Non aprite quella porta - La recensione

 


Un look interessante per un Leatherface senza trama

 

Melody e Dante sono due imprenditori che vogliono ristrutturare la cittadina fantasma di Harlow per farne un centro alla moda, pieno di ristoranti e locali chic. Quando si recano sul posto per effettuare l’asta di vendita degli immobili risvegliano l’ira di un uomo, rimasto nascosto per un lungo periodo. Si tratta di Faccia di Cuoio, un folle assassino responsabile di orribili omicidi avvenuti cinquant’anni prima. Dopo aver causato un torto al mostro, questi riesuma la motosega con cui aveva perpetrato il massacro e semina il terrore tra i potenziali acquirenti giunti ad Harlow per l’asta.


CinePaura pensa che...

Ogni volta che fa la sua comparsa un nuovo capitolo di un grande franchise, il pubblico (in particolar modo il web) si scatena. È successo di recente con i nuovi capitoli di Halloween e sta succedendo di nuovo con l’ultimo Non aprite quella porta. Il film scritto e prodotto da Fede Alvarez (La casa e Man in the Dark) approda sui tablet e cellulari di tutto il mondo grazie al colosso dello streaming Netflix. E un film che vuole essere il seguito diretto del capolavoro di Tobe Hooper del 1974 non poteva che generare un fiume di dubbi, polemiche e commenti, perlopiù negativi.

Ma il nuovo Leatherface è davvero così da buttare via? Diciamo che ci sono alcune cose buone e molte cose meno buone. Ambientato anni dopo il capostipite, vede come protagonisti una serie di spocchiosi uomini e donne d’affari che vogliono smantellare un paese fantasma per farne ristoranti e luoghi chic. Tra le mura di quel paese si nasconde un ragazzone, che ormai tanto ragazzone più non è, che mantiene intatta la sua voglia di sbrindellare chiunque gli capiti a tiro. E la cattiveria di Leatherface è uno dei punti di forza del film anche se (lo so, sono esigente) avrebbero potuto fare di meglio. Riesumando la vecchia e amata motosega, il nostro villain devasta ogni essere umano gli si pari davanti. Anche il look non è affatto male, anzi, oseremmo dire che è il miglior Leatherface di sempre, con quella pelle penzolante dalla faccia e lurido di sangue e frattaglie.

Per il resto entrano in vigore le regole base di un qualsiasi slasher dove i personaggi sono uno più idiota dell’altro, muoiono nei peggio modi, vanno a nascondersi nei vicoli ciechi, corrono incontro alla morte con le braccia aperte invece che fuggire a gambe levate. Ma siamo in uno slasher, volevamo davvero vedere protagonisti intelligenti che riescono a scappare? Il vero problema del film non sono i personaggi stupidi bensì la sceneggiatura, perché una sceneggiatura questo film non ce l’ha. È un film senza storia. Si può godere di una parte piuttosto insignificante della Sally che era sopravvissuta nel primo film. Motosega e Sally a parte, del capolavoro sporco, rumoroso e malsano di Hooper questo nuovo Massacre non ha proprio nulla.



Forse non sapevate che...

I registi originali del progetto erano i fratelli Ryan e Andy Tohill, che abbandonarono il progetto in fase di lavorazione. È poi subentrato David Blue Garcia che ha ricominciato il lavoro da capo.

Nel film compaiono i personaggi di Leatherface (ovviamente) e quello di Sally Hardesty, l’unica sopravvissuta al film di Hooper del 1974. Entrambi i personaggi non sono stati interpretati dagli attori originali in quanto entrambi deceduti. Marylin Burns nel 2014 e Gunnar Hansen nel 2015

È il nono film del franchise ma è il seguito diretto del classico di Tobe Hooper

Un omaggio al primo Non aprite quella porta è la danza di Leatherface nel finale con la motosega in mano



Informazioni

 

Diretto da David Blue Garcia

 

2022


Sarah Yarkin (Melody)
Elsie Fisher (Lila)
Mark Burnham (Faccia di Cuoio)
Jacob Latimore (Dante)
Moe Dunford (Richter)
Olwen Fouere (Sally Hardesty)

 

A cura di Andrea Costantini



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