Aniara - La recensione

 


Un’astronave alla deriva e la più profonda angoscia cosmica

 

La Terra è ormai un posto inospitale e la gente si sta trasferendo in colonie sul pianeta Marte. A bordo della gigantesca astronave Aniara, Mimaroben è l’addetta all'intelligenza artificiale MIMA, uno strumento in grado di far sentire a proprio agio i passeggeri durante il viaggio di tre settimane che divide la Terra da Marte. Quando una pioggia di detriti spaziali colpisce Aniara, la nave viene gravemente danneggiata. Non c’è più carburante e i motori non hanno abbastanza forza per invertire la rotta. L’unica speranza per le migliaia di persone a bordo è quella di trovare un corpo celeste e sfruttare la sua attrazione per tornare indietro. Ma il tempo passa inesorabile e le speranze di trovare un corpo celeste diminuiscono sempre di più.


CinePaura pensa che...

La Aniara del titolo è un’astronave enorme, all’avanguardia e piena di tutti i comfort di cui l’essere umano non può proprio farne a meno. C’è addirittura MIMA, una stanza intelligente che permette alla gente di connettersi con il proprio inconscio e di fingere di essere di nuovo sulla Terra o dove preferisce. Perché Aniara è in viaggio verso Marte, la Terra ormai non è più posto in cui vivere.

Vincitore del premio Asteroide al Trieste Film Festival, Aniara inizia come l’opportunità di una nuova vita, di un riscatto da ciò che la Terra aveva lasciato andare in rovina e finisce come una disperata e inquietante prova di sopravvivenza. La nave, ormai alla deriva spaziale, percorre migliaia di chilometri al giorno verso una speranza che sembra non arrivare mai mentre a bordo si delineano nuove regole, nuovi culti, nuove ossessioni. E il genere umano, per l’ennesima volta, mostra il peggio di sé quando posto in condizioni estreme.

Si sviluppa una nuova società comandata da coloro che indossano le divise, Chefone in primis, autonominato dittatore soltanto perché veste i panni del capitano della nave, che con le sue convinzioni cerca di costruire un mondo perfetto per gli ospiti a bordo, inconsapevole che le sue azioni non portano benefici ma soltanto una dittatura disfattista.

Girato con pochi spiccioli ma tanta convinzione, Aniara è un vero e proprio gioiello, in grado di suscitare l’angoscia più profonda, grazie al terrore dell’ignoto che circonda i naufraghi spaziali e alle credenze pseudo religiose che si creano mentre la nave viaggia a velocità pazzesche verso il nulla più recondito. Imperdibile, per ragionare sulla natura dell’essere umano e sulla vastità del nulla che ci circonda. Finale da brividi.



Forse non sapevate che...

Aniara significa “disperazione” in greco

È tratto dall’omonimo poema fantascientifico del Premio Nobel Harry Martinson

Vincitore del premio Asteroide al Triste Science + Fiction Festival, è uscito in home video grazie a Koch Media nel maggio 2021

 


Informazioni

 

Regia di Pella Kagerman e Hugo Lilja

 

2018

 

Emelie Garbers (Mimaroben)
Arvin Kananian (Chefone)
Bianca Cruzeiro (Isagel)
Emma Broomé (Chebeba)

 

A cura di Andrea Costantini



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