Hellraiser - La recensione

 


Niente male, questo nuovo Hellraiser

Riley è una ex alcolizzata che vive con il fratello. Frequenza un tizio che dice di amarla ma in realtà ha affari loschi, così la coinvolge nel furto in un container. Invece di un bottino, all’interno trovano una specie di scatola puzzle che quando viene attivata scatena delle forze oscure inenarrabili. I Cenobiti, i Signori del dolore vengono evocati tramite quell’oggetto e, una volta aperta la prima configurazione, bisogna portare a termine anche le altre.


CinePaura pensa che...

 

C’è sempre un po’ di paura quando si approccia a qualcosa di simile. Stiamo parlando di Hellraiser, capolavoro del dolore scritto e diretto da uno dei mostri sacri dell’orrore, sua maestà Clive Barker, bisogna trattarlo con cura! È altrettanto vero che negli anni si sono susseguiti una sfilza di sequel, uno più brutto dell’altro, quindi la possibilità di fallire in questa operazione era abbastanza flebile. Hellraiser diretto da David Bruckner (uno che di horror ci capisce abbastanza) racconta la storia di Riley la cui vita è un disastro.

Ex alcolizzata e cacciata di casa dal fratello, si fa invischiare in un losco affare dal fidanzato. Finisce così ad avere tra le mani l’infame scatola di Lemarchand, un misterioso e pericoloso puzzle dal quale fuoriesce una lama, che se per caso di taglia son cazzi perché arrivano loro, i signori del dolore, i configuratori della sofferenza, i messaggeri di un inferno neanche minimamente accomunabile a quello dantesco: i Supplizianti. A capo di tutti loro c’è una figura mitica nell’immaginario horror, Pinhead, con i chiodi che spuntano dalla testa, qui interpretato da una esponente del gentil sesso.

Clamorosa scelta, a detta dei detrattori su internet, faccine che sghignazzavano apparivano sotto ogni post sui social. Eppure i più non sanno che il sacerdote dei Cenobiti, nel racconto originale di Barker, aveva tratti femminili. Inoltre la brava Jamie Clayton non sfigura affatto nel ruolo. In generale il nuovo Hellraiser riesce nell’intento di dare ossigeno a una saga ahinoi maltrattata e lo fa mostrandoci atrocità e devastazioni corporali ma anche mettendo in mostra una sfilza di Cenobiti, uno più elaborato dell’altro. L’aspetto estetico è più posticcio rispetto agli originali targati Barker, più fetish e meno sanguinolento, quasi fossero dei manichini incompleti e modificati ma non per questo meno efficaci. Quarantacinque spanne sopra la sfilza di sequel nati successivamente ai primi due capitoli ma manca il pessimismo che permeava il primo irraggiungibile capitolo della saga.



Forse non sapevate che...                         

È stato girato a Belgrado, in Serbia

Le sei configurazioni della scatola rappresentano i suoi sei doni: Lament (Vita), Lore (Conoscenza), Lauderant (Amore), Liminal (Sensazione), Lazarus (Resurrezione) e Leviathan (Potere)

Il fatto che Pinhead sia interpretato da una donna è stato oggetto di critiche da parte dei fan. Ma i veri fan dovrebbero sapere che nel racconto originale di Barker Schiavi dell’inferno (The Hellbound Heart), il Sacerdote dei Supplizianti aveva tratti e voce femminili

Jamie Clayton poteva muoversi appena con indosso il costume di Pinhead. Era molto aderente e pesante

Erano necessarie circa 4 ore per applicare il trucco ai Cenobiti e un’ora per rimuoverlo



Informazioni

Diretto da David Bruckner

 

2022


Odessa A'zion (Riley McKendry)
Goran Višnjić (Roland Voight)
Adam Faison (Colin)
Drew Starkey (Trevor)
Brandon Flynn (Matt McKendry)

 

A cura di Andrea Costantini



1 commento:

  1. Piaciuto tutto, tranne le solite soluzioni paraculo di Goyer per bloccare la trama.La gabbia anti Cenobiti è una cosa talmente facilotta che per me porta la sua firma.

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