Il
maestro Dario Argento alla sua seconda prova da regista
Il giornalista Carlo Giordani e l’enigmista cieco Franco Arnò indagano sulla morte del dottor Calabresi, un medico finito sotto un treno in circostanze misteriose. Il medico in questione si occupava di ricerche genetiche in particolare modifiche cromosomiche in grado di identificare soggetti potenzialmente violenti e pericolosi. Le indagini dei due uomini, man mano che procedono, diventano sempre più pericolose.
CinePaura pensa che...
Nel lontano 1971 un imberbe Dario Argento cominciava ad
alzare la voce nel florido e altalenante mondo del giallo e thriller italiano.
Dopo il successo del suo primo lavoro L’uccello
dalle piume di cristallo diretto l’anno precedente, il regista romano prosegue
con il secondo film della trilogia degli animali Il gatto a nove code (il terzo
sarà Quattro mosche di velluto grigio,
dello stesso anno) andando a confermare e consolidare alcuni topoi del genere,
nonché cominciando a farsi strada nelle classifiche dei migliori registi
italiani (e non solo) del suddetto genere.
Una storia di delitti e indagini alla ricerca
dell’assassino che potrebbe essere chiunque, di femme fatale dalla dubbia
moralità e giornalisti che non riescono proprio a farsi i fatti propri. Uno dei
film meno apprezzati del primo periodo argentiano, probabilmente a causa
dell’eccessiva lentezza nello svolgimento e della durata eccessiva infarcita di
sequenze che danno poco valore aggiunto all’opera complessiva. Tuttavia la
poetica in via di definizione di Argento è ben visibile e lo stile che lo
contraddistinguerà negli anni a venire già presente e forte.
Basti vedere la cura e la tensione con cui è stata girata
la scena del cimitero, le morti violente ed esasperate, marchio di fabbrica del
buon Dario e le lunghe soggettive dell’assassino. Interessante l’attenzione
visiva che Argento mette nell’occhio, il primissimo piano ricorrente della
pupilla dell’assassino contrapposta al protagonista non vedente. Colonna sonora
di Ennio Morricone.
Forse non sapevate che...
Il titolo del film proviene da una citazione del protagonista Carlo Giordani quando si accorge che le piste da seguire sono nove
Il gatto a nove code è uno strumento di tortura simile a una frusta ma con nove terminazioni
La traccia più celebre della colonna sonora è Paranoia prima, utilizzata anche in Death Proof da Quentin Tarantino
La
trilogia degli animali di Argento in realtà doveva essere una quadrilogia
includendo anche Profondo Rosso, il
cui titolo in fase di lavorazione era La
tigre dai denti a sciabola
Informazioni
Regia di Dario Argento
1971
James
Franciscus (Carlo Giordani)
Karl
Malden (Franco Arnò)
Catherine
Spaak (Anna Terzi)
Aldo
Reggiani (dott. Casoni)
Werner
Pochath (Manuel)
Tino
Carraro (prof. Fulvio Terzi)
A cura di Andrea Costantini
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