La fiera delle illusioni - La recensione

 


Noir di Del Toro affascinante e visivamente perfetto

 

Stanton Carlisle è un signor nessuno dal passato oscuro che viene ingaggiato come tuttofare in un circo. In realtà Stanton è un abile mentalista che cerca in tutti i modi di carpire i segreti del truffatore Pete, che tiene nascosti in un quaderno che porta sempre con se. Con il passare del tempo Stan diventa sempre più abile nel truffare le persone fino a diventare una celebrità nel campo del mentalismo. Le cose si complicano quando incontra una affascinante psichiatra con ben più di uno scheletro nell’armadio.


CinePaura pensa che...

Che Guillermo Del Toro sia uno dei big di Hollywood, ormai lo sanno anche i sassi. Con alcuni capolavori del fantastico alle spalle (Il labirinto del Fauno, Hellboy The Golden Army) e con ben due premi Oscar sul caminetto (vinti per miglior film e miglior regia con La forma dell’acqua) ormai possiamo definire l’uscita di un suo nuovo film come una garanzia assoluta di qualità, divertimento mista a nostalgia, terrore e tanta fantasia. Però attenzione che con La fiera delle illusioni il nostro eroe messicano fa un passo ulteriore nella sua carriera costruendo un film diverso da quanto fatto finora, cosa potrebbe risultare indigesta ai fan del re del fantastico.

Come prima cosa dobbiamo dire che il suo ultimo lavoro è un noir ispirato alla vecchia Hollywood, senza alcun tipo di accenno al paranormale. Niente fantasy tetri e meravigliose creature orripilanti, qui si parla di altro. Tratto dal romanzo di William Lindsay Gresham,, il film è nettamente diviso in due parti dove nella prima si parla di un circo con i suoi freaks che non vuole sfociare nel sensazionalismo. Non vedremo creature deformi performare in spettacoli ad alto tasso di spettacolarità (cosa che ci si aspetterebbe da Del Toro) bensì un’approfondita analisi dei personaggi stessi, freaks più nell’anima che nell’aspetto, incentrandosi sul lato umano e sul burrascoso passato piuttosto che sulla vita quotidiana nel circo. La seconda parte vede l’evoluzione di Stan (interpretato da Bradley Cooper) e del suo “dono” da mentalista.

Qui subentrano tutti gli stereotipi tipici del noir: i criminali pericolosi, le guardie del corpo, la femme fatale e la costante sigaretta stretta tra le labbra ed è da questa parte che ci si aspettava qualcosa di più potente sotto il punto di vista della narrazione. Il momento clou (che non sveleremo per correttezza), sebbene sia visivamente impattante (il contrasto del rosso del sangue con l’abito bianco) non raggiunge i picchi emotivi tipici dell’autore de Il labirinto del Fauno o La forma dell’acqua. Il film si prende i suoi tempi, li dilata a piacimento (due ore e mezza di lunghezza) senza imporci alcun tipo di scena d’azione e ci immerge in pieno nell’evoluzione (o involuzione ciclica) di un signor “Nessuno” che vuole sfruttare le sue doti per diventare un signor “Qualcuno”. Un film ambizioso, differente dal resto della filmografia di Del Toro, affascinante e visivamente perfetto ma sottotono nell’aspetto emotivo. Ma ammettiamo che a parlare sono le aspettative. In ogni caso, Cinema con la C maiuscola.



Forse non sapevate che...

È l'adattamento del romanzo del 1946 “Nightmare Alley” scritto da William Lindsay Gresham già portato sul grande schermo nel 1947 con l’omonimo film

È candidato a quattro premi Oscar 2022, tra cui miglior film

Le riprese si sono stoppate a causa della pandemia. Bradley Cooper ha colto l’occasione per perdere circa 7 chili per sembrare più giovane per le riprese della prima parte di film

Rooney Mara era incinta all’inizio delle riprese e ha partorito nella pausa generata dalla pandemia

Molti degli oggetti di scena presenti nel film sono di proprietà di Del Toro stesso

Leonardo Di Caprio era stato scelto per il ruolo andato poi a Bradley Cooper


Informazioni

 

Diretto da Guillermo Del Toro

 

2021

Bradley Cooper (Stanton "Stan" Carlisle)
Cate Blanchett (Lilith Ritter)
Toni Collette (Zeena Krumbein)
Willem Dafoe (Clem Hoately)
Richard Jenkins (Ezra Grindle)
Rooney Mara (Molly)

 

A cura di Andrea Costantini





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