Un alien-movie con Vera Farmiga in cui non ci
sono né gli alieni, né Vera Farmiga
Regia di Rupert
Wyatt
2019
John Goodman (William Mulligan)
Ashton Sanders (Gabriel
Drummond)
Jonathan Majors (Rafe
Drummond)
Machine Gun Kelly (Jurgis)
Vera Farmiga (Jane Doe)
Alan Ruck (Charles
Rittenhouse)
Trama
2019. Gli alieni invadono il mondo e lo conquistano. Solo che non
lo distruggono bensì si insediano come legislatori, prendendone il potere e
governando l’intero genere umano. Hanno costretto gli umano a costruire delle
zone chiuse e murate nelle grandi città dove possono governare indisturbati,
alle quali hanno accesso soltanto le alte cariche governative. Ad alcuni
cittadini la cosa non va così un gruppo di ribelli si prepara in gran segreto
in una fitta rete di collaboratori, al fine di organizzare un attentato nei
confronti degli alieni che vivono nella zona chiusa istituita nel centro di
Chicago.
CinePaura pensa che...
Il
mondo è stato invaso dagli alieni e ne ha preso il controllo fisico e politico
e un gruppo di sovversivi tenta il colpo di stato. Rupert Wyatt, autore del
notevole L’alba del pianeta delle scimmie,
dirige un alien movie dove in realtà gli alieni si vedono davvero poco. Ma ci
sono come concetto: sono al potere, al governo, sono ovunque e ci controllano
con le loro cimici. Ma questo è sufficiente a fare di Captive State un buon film? Ahimè no. La sceneggiatura è fiacca e
spesso ci si confonde con i personaggi in gioco, molti e poco caratterizzati.
Se poi ci aggiungiamo che nel film ci sono due bravi attori come John Goodman e
Vera Farmiga e che (soprattutto la brava Vera) fanno praticamente da contorno
alla storia. Quindi un film sugli alieni con John Goodman e Vera Farmiga in cui
non si vedono né gli alieni, si intravedono la Farmiga e Goodman, che segue una
sceneggiatura piatta e poco avvincente. Bocciato.
Forse non sapevate che...
Il film
è costato 25 milioni di dollari
L’attore
Machine Gun Kelly ha subito una frattura allo sterno quando un attore che
interpretava un poliziotto lo ha colpito ripetute volte
A cura
di Andrea Costantini
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