Di Patrick
Brice
Mark Duplass (Josef)
Patrick Brice (Aaron)
Katie Aselton (Angela,
solo voce)
Anno: 2014
Trama
Aaron, un videoamatore in cerca di qualche soldo, accetta un lavoro
trovato in rete per conto di un certo Josef, un uomo malato terminale che
chiede di essere ripreso durante i suoi ultimi giorni di vita in modo da
lasciare alcuni messaggi al figlio che sta per nascere. Aaron si reca a casa
sua, un bella abitazione circondata da boschi, per cominciare le riprese.
Tuttavia Josef si comporta in modo strano, alterna stati di euforia a momenti
di tristezza e coinvolge Aaron in attività di diverso tipo, da passeggiate nel
bosco a momenti intimi di confessione. Aaron però si rende conto che Josef è in
realtà una persona disturbata che sta facendo di tutto per trattenerlo in casa
sua.
CinePaura pensa che...
Il genere mockumentary, a partire da The Blair Witch Project in poi, è stato
visto in tutte le salse possibili, con risultati altalenanti. Un discreto
esempio di questo modo di fare cinema è Creep,
del 2014 diretto da Patrick Brice, incentrato sulle vicende di un malcapitato
videoamatore che si ritrova a riprendere gli ultimi giorni di vita di un uomo
che sta morendo di cancro, che tuttavia sembra essere malato soltanto nel
cervello. Girato, scritto e interpretato da due sole persone, Creep è un film che definire a “basso
budget” sarebbe un eufemismo. Due uomini, una casa nel bosco e una videocamera.
Stop, nient’altro. E visti i mezzi utilizzati, Creep può considerarsi un lavoro pienamente riuscito. Non manca
quasi mai di tensione (complice anche la mossa intelligente di farlo durare
poco più di un’ora e dieci) ed è data tutta dal comportamento imprevedibile e
dalle continue bugie del bravo Mark Duplass, credibile nel ruolo del grottesco
psicopatico che destabilizza Brice. Ma non solo, perché anche lo spettatore ne
esce bello confuso.
Forse non sapevate che
Ne è
stato fatto un seguito nel 2017, sempre con Mark Duplass come protagonista
In
cabina di produzione c’è anche il guru dell’horror del nuovo millennio Jason
Blum
Dato
che il film è composto quasi esclusivamente da dialoghi, la maggior parte di
essi è totalmente improvvisata
A cura
di Andrea Costantini
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