Caleb - La recensione

Una storia di vampiri tutta italiana diretta dal talentuoso Roberto D’Antona


Regia di Roberto D’Antona

 

2020

 

Annamaria Lorusso (Rebecca Leone)

Roberto D’Antona (Caleb)

Francesco Emulo (Gaspare Innocenti)

Alex D’Antona (Gabriele)

Natalia Moro (Marta La Rocca)

Erica Verzotti (Elena Leone)

 

Trama 

Rebecca è sulle tracce di sua sorella, una giovane giornalista scomparsa mentre stava indagando su una serie di incresciosi eventi. Le sue ricerche la conducono fino a Timere, un luogo remoto e lontano dal frastuono della quotidianità, un luogo in cui vige il rigore del silenzio e il timore di qualcosa di oscuro. Qui Rebecca incontrerà uno stravagante scrittore e il custode della chiesa del paese, ma soprattutto incontrerà Caleb, un uomo affascinante, ricco ed elegante il cui sguardo tenebroso nasconde un agghiacciante segreto. Ed è proprio in questo luogo, il cui tempo sembra muoversi tra le ombre e la minaccia è sempre all’erta, che presto Rebecca verrà a conoscenza di una terrificante verità e la lotta tra bene e male avrà inizio.  


CinePaura pensa che...

Abbiamo un debole per Roberto D’Antona, ormai è cosa nota. Abbiamo visto il suo potenziale da regista fin dal lungometraggio d’esordio The Wicked Gift, per proseguire con il pulp Fino all’inferno fino a giungere al fantasy The Last Heroes. In questo intenso percorso costituito da quattro film in quattro anni, il regista ventottenne (sì, ventotto, avete letto bene) giunto nel mefistofelico 2020 supera se stesso, realizzando quello che possiamo tranquillamente definire come il suo capolavoro. Caleb è una storia di vampiri raccontata nel più classico dei modi e il modello di riferimento è il Dracula di Francis Ford Coppola, quello sensuale, romantico e spietato al tempo stesso. Il Male, quello con la M maiuscola e coi canini aguzzi vive ai giorni nostri in un piccolo borgo piemontese chiamato Timere e Caleb (interpretato da Roberto D’Antona) è il padrone indiscusso del paese. Proprio come il Dracula di coppoliana memoria, Caleb è un mostro, un vampiro, un ladro di anime, chiamatelo come vi pare ma non si riesce a provare disprezzo nei suoi confronti. Il mostro che è diventato è la nemesi dell’uomo che fu, prima di essere trasformato dall’odio e dalla violenza di qualcuno che avrebbe dovuto, invece, donargli l’amore. D’Antona dietro la macchina da presa è eccezionale, il suo stile inconfondibile è ormai diventato il suo marchio e dirige il cast al meglio, soprattutto Annamaria Lorusso che cresce esponenzialmente film dopo film. Davvero degne di menzione sono la colonna sonora di Aurora Rochez e la fotografia di Stefano Pollastro che rendono il film visivamente uno spettacolo per gli occhi e per le orecchie. La durata fiume potrebbe spaventare (oltre due ore e mezza di film) ma ogni istante è pensato per essere esattamente dove è stato messo, necessario alla costruzione dei personaggi e allo sviluppo della tensione. Concludiamo questa recensione in pillole facendo un grosso in bocca al lupo a Roberto & Company per l’uscita del film nei cinema italiani, e non ci vergogniamo nel dire che è uno degli horror migliori visti quest’anno.

 


Forse non sapevate che...

 

Le riprese del film sono durate 48 giorni ed è interamente girato a Vogogna (VB) e Oleggio (NO)

Il film esce nei circuiti UCI Cinemas italiani e in altre sale a partire dal 20 agosto 2020 

A cura di Andrea Costantini


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