Relic - La recensione

L’orrore, quello fittizio della finzione e quello reale della malattia


Regia di Natalie Erika James

 

2020

 

Emily Mortimer (Kay)

Robyn Nevin (Edna)

Bella Heathcote (Sam)

Chris Bunton (Jamie)

Jeremy Stanford (Alex)

Steve Rodgers (Mike Adler)

 

Trama

Sam è preoccupata per la nonna Edna, da alcuni giorni non risponde al telefono. Insieme alla madre Kay si reca a far visita all’anziana donna e scopre con orrore che è scomparsa. Edna stava perdendo lucidità negli ultimi tempi e temono che si sia smarrita tra i boschi che circondano la sua casa. Quando, una notte, la donna ricompare come dal nulla, le due donne decidono di rimanere con lei per prendersene cura. Solo che la casa della nonna è terrificante, soprattutto di notte.  


CinePaura pensa che...

Non è la prima volta che il morbo di Alzheimer viene utilizzato come espediente per costruire un horror. Già nel 2014, The Taking of Deborah Logan aveva affrontato il tema e, anche in quel caso, la malattia era stata vista come una specie di possessione mostruosa. Natalie Erika James, al suo esordio alla regia, dirige un dramma intimo che indossa il travestimento dell’horror, abile nel rendere efficace la metafora di trasformazione in qualcosa di diverso e spaventoso. Vedere i propri cari perdere la lucidità, cambiare giorno dopo giorno, rimanere immobili a fissare nella stanza qualcosa che (forse) vedono solo loro, il delirio e la scomparsa di tutto ciò che contraddistingue una persona, tutti elementi canonici sia dell’horror che della malattia e l’idea di unirli in un’opera che sia toccante e terrificante al tempo stesso è ottima. Il lavoro della James è ben riuscito, anche se il film soffre dei sintomi dell’esordio, soprattutto a livello di scrittura nel finale dove il soprannaturale prende il sopravvento e la storia si pasticcia. La costruzione della tensione è fatta di lunghe inquadrature sulle stanze cupe e disordinate della casa, piena di intercapedini e rumori sinistri. Qualcosa si muove nei muri mentre lo spettro dell’Alzheimer aleggia spaventoso su tutto il film. Ma c’è davvero qualcosa nella casa della nonna oppure è il riflesso della sua terrificante malattia? Una metafora di come una delle più temibili patologia porti a trasformare in qualcosa al limite dell’umano, un “mostro” metaforicamente parlando ma nonostante il cambiamento, un barlume di anima rimane vigile negli sguardi di colui, o colei, che sta abbandonando il corpo e la mente per recarsi altrove. Il messaggio che il film vuole passare è comunque chiaro ed efficace e riesce anche a far rabbrividire in un paio di scene. La James è una da tenere d’occhio.

 


Forse non sapevate che...

Tra i produttori del film figura Jake Gyllenhaal

Emily Mortimer ha soltanto 15 anni in più di Bella Heathcote e nel film interpretano madre e figlia

A cura di Andrea Costantini



Nessun commento:

Posta un commento