Io sono leggenda - La recensione

 


Un ottimo Will Smith nella terza trasposizione del capolavoro di Matheson

 

È il 2012. Il tenente e virologo dell’esercito degli Stati Uniti Robert Neville sembra essere l’unico sopravvissuto a una pandemia che ha colpito il mondo intero. Si muove di giorno in una New York desolata e vuota in cerca di cibo e sopravvissuti mentre la notte si rintana in casa perché la città prende vita. Gli infetti si sono trasformati in vampiri violenti che vagano nel buio a caccia di esseri viventi. Robert, in compagnia del suo fedele cane Samantha, è convinto che una cura esista e il suo scopo è quello di trovarla.


CinePaura pensa che...

 

Io sono leggenda è un romanzo fantascientifico scritto da Richard Matheson nel 1954. Diverse volte la storia è finita nelle grinfie di autori cinematografici che, più o meno liberamente, ne hanno trasposto i contenuti sul grande schermo. Le trasposizioni più fedeli sono per la precisione tre, e quella diretta nel 2007 da Francis Lawrence, nonostante si discosti in parecchi punti dal romanzo, è al momento l’ultima

Una New York desolata e travolta dalla vegetazione, distrutta da un virus sfuggito al controllo dell’uomo. Un tema fin troppo attuale ai giorni nostri. Su questo scenario brancola Will Smith con il suo cane. Si muove solo di giorno per cercare cibo, per noleggiare un film in una videoteca popolata da manichini, per cercare un briciolo di normalità in un mondo tutt'altro che normale. Poi arriva la notte e si barrica in casa, armato fino ai denti mentre fuori qualcosa di terrificante si risveglia.

Will Smith è protagonista assoluto della vicenda, e la sua presenza sullo schermo è (come sempre) una garanzia. Quasi sempre in scena da solo in compagnia di un’adorabile cagnona meritevole di un Oscar, si muove in uno scenario tutt'altro che originale ma ben ricostruito. La storia è completamente incentrata sul personaggio di Robert Neville, chi era prima della pandemia e chi è diventato durante, mettendo spesso a nudo i suoi sentimenti e il rancore che porta dentro. C’è spazio per l’azione e per la tensione, soprattutto nella scena in cui Sam si intrufola nell’edificio buio ma passano in secondo piano rispetto ai piani di Neville per contrastare l’apocalisse.

Il film ne esce vincitore sull’ambientazione e recitazione, un po’ meno sulla fedeltà con il romanzo di Matheson. A conti fatti non è altro che un horror post-apocalittico sulla falsariga di altri usciti nel periodo (28 giorni dopo, giusto per citare il più celebre) con effetti speciali ben fatti ma discutibili (i vampiri completamente in CGI, per quanto belli, non rendono come il buon vecchio make-up) piuttosto che rendere giustizia alla potenza del romanzo da cui prende spunto.



Forse non sapevate che...

 

I film tratti dal romanzo, come dicevamo sopra sono tre: L’ultimo uomo della Terra del 1964 con Vincent Price, 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra del 1971 con Charlton Heston e appunto quello di Lawrence

Samantha sono in realtà due cani. Si chiamano Abbey e Kona

Will Smith si è così innamorato del cane Abbey che alla fine delle riprese ha tentato di adottarlo (senza successo). Il dog trainer non si è lasciato persuadere

Quando Will Smith se la prende con un manichino che si chiama Fred, pare che il manichino muova leggermente la testa. Questo perché non si trattava di un vero manichino ma di un mimo usato di proposito per confondere lo spettatore e facendogli domandare “ma si è mosso davvero o sto impazzendo pure io?”

Per far zoppicare il cane dopo l’attacco dei cani infetti, il dog trainer ha applicato sulla zampa dell’animale un pezzo di scotch

Le urla e i suoni che producono gli infetti sono stati creati da Mike Patton, leader della band alternative meta Faith No More

 


Informazioni

 

Regia di Francis Lawrence

 

2007

 

Will Smith (Robert Neville)

Alice Braga (Anna)

Charlie Tahan (Ethan)

Dash Mihok (maschio infetto)

Salli Richardson (Zoe Neville)

 

A cura di Andrea Costantini



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