Dune - La recensione

Il kolossal fantascientifico del Maestro Lynch

 

Regia di David Lynch

 

1984

 

Kyle MacLachlan (Paul Atreides)

Jürgen Prochnow (Duca Leto Atreides)

Kenneth McMillan (Barone Vladimir Harkonnen)

Max von Sydow (dott. Kynes)

Sean Young (Chani)

Virginia Madsen (Principessa Irulan Corrino)

 

Trama

Nell’undicesimo millennio, l’universo è governato dall’imperatore Padishan Shaddam IV ma non vi è equilibrio e pace. Le casate dell’universo sono in costante lotta, soprattutto per quanto riguardo il dominio del pianeta Arrakis, conosciuto anche come Dune, un luogo desertico dominato da vermi enormi sul quale si trova la Spezia, una sostanza in grado di allungare la vita e permettere viaggi annullando lo spazio e il tempo. Le intenzioni dell’imperatore Shaddam sono quelle di uccidere il capo degli Atreides, il duca Leto mettendogli contro il folle barone Harkonnen, il pazzo goverantore della casata rivale degli Atreides. Ma il figlio di Leto, Paul, nasconde una forza interiore e sarà determinante nell’esito della guerra tra le casate.  


CinePaura pensa che...

Il terzo film di diretto dal Maestro David Lynch nel 1984 è un kolossal fantascientifico, l’unico nella sua filmografia (passata e futura) ad appartenere al genere sci-fi nel senso più classico del termine. Nonostante ciò, giusto per tranquillizzare gli amanti di Lynch che ancora non hanno visto il film, la poetica visionaria e onirica del regista permea il tutto fin dalla prima scena. Basato sul romanzo omonimo di Frank Herbert, Dune non fu inizialmente accolto bene dal pubblico (anche a causa di una produzione costosa e travagliata che ha rischiato di far collassare tutti) ma riscosse un notevole successo negli anni a venire, diventando un cult movie fantascientifico. Guardando il film, non è difficile capire il motivo di questa iniziale freddezza nei confronti dell’opera. Dune è un film ambizioso, enigmatico e complesso, pieno di personaggi grotteschi e fastidiosi e una forte propensione al weird, scenografie sfarzose e creature inquietanti che lo fanno prepotentemente avvicinare all’horror (i vermoni e i messaggeri spaziali della Gilda sono spaventosi). Ma stiamo parlando di David Lynch, non di George Lucas quindi non ci si sarebbe potuti aspettare nulla di diverso. Sebbene spesso sia stato considerato come un passo falso nella filmografia del Maestro, Dune è Lynch al cento per cento, anche se il film non è arrivato ai nostri occhi come il regista lo avrebbe voluto. Troppe bocche hanno detto la loro sulla produzione ma, nonostante ciò, il suo marchio è ben visibile, anche ai detrattori del film. Al nostro regista preferito non frega niente di rispettare le regole della narrazione, chissenefrega se la storia ha dei buchi, le cose non tornano o restano sospese, i suoi film sono un’esperienza da vivere, non da capire. Lynch è uno che le regole le scrive, non uno che le rispetta.

 


Forse non sapevate che...

 

È tratto dal romanzo omonino di Frank Herbert del 1965

Secondo David Lynch, è il suo unico vero passo falso nella carriera

Lynch rifiutò di girare Il ritorno dello Jedi per dirigere Dune. La risposta a George Lucas fu “quella è roba tua, non mia”

I tendini che del verme che si vedono quando Paul lo uncina sono fatti di preservativi

La colonna sonora comprende brani di  Beethoven, Mahler, Šostakovič e Cherubini mentre i pezzi originali sono stati composti dalla band Toto

Si è rivelato un flop al botteghino. Costato 45 milioni di dollari ne ha incassati poco più di 30

Nel 1985 è stato candidato agli Oscar per il miglior sonoro, non vincendo. Il premio andò a Amadeus

Nel 2020 il regista Denis Villeneuve ne ha diretto un reboot

Le scene nel deserto sono state girate in Messico e centinaia di persone hanno pulito un area di tre miglia quadrate per permettere le riprese

A cura di Andrea Costantini



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