Eli - La recensione


Un prodotto grezzo con qualche efficace jumpscare e un finale che lascia il tempo che trova

Regia di Ciaran Foy

2019

Charlie Shotwell (Eli Miller)
Kelly Reilly (Rose Miller)
Max Martini (Paul Miller)
Lili Taylor (dottoressa Isabella Horn)
Sadie Sink (Haley)
Deneen Tyler (Barbara)


Trama

Eli è affetto da una rarissima malattia. Il bambino non può respirare l’aria altrimenti il suo corpo subito un forte shock anafilattico che lo porterebbe alla morte. I genitori sono disperati e non sopportano più di vedere il figlio costretto a vivere in una tenda a ossigeno. Contattano quindi la dottoressa Horn, una luminare nel campo in grado di curare la malattia del piccolo. La famiglia intera si trasferisce nella clinica della donna, una magione sperduta nel nulla che tutto sembra tranne una struttura ospedaliera. Qui il piccolo Eli può respirare tranquillamente dato che la casa è ripulita da ogni tipo di impurità presente nell’aria. Ma i problemi che Eli incontrerà saranno altri. Strane presenze faranno visita al bambino, durante la notte. Presenze arrabbiate e violente.



CinePaura pensa che...

Come già accadeva nel lontano 2001 con The Others, anche nel nuovo film Netflix Eli vediamo muoversi sulla scena un ragazzino ammalato che non può vivere all’aria aperta, solo che questa volta non è il sole a creare problemi ma una rara, anzi rarissima mutazione genetica. In diverse occasioni in rete si è colto il paragone con il film di Amenabar ma è un paragone che non regge. Eli non somiglia per niente a The Others, a partire dalla trama stessa. Ma non stiamo qui a sprecare parole sulle similitudini e veniamo al film. Eli è un horror semplice, senza troppe pretese che funziona nonostante sia costellato da difetti grossi come elefanti sparpagliati un po’ ovunque, dati perlopiù da una sceneggiatura grezza, tagliata giù col falcetto. La scrittura non è il pezzo forte dei signori sceneggiatori che mescolano la ghost story con l’horror demoniaco tuttavia il film è comunque in grado di regalare un paio di momenti in cui lo spettatore si vede costretto a saltare sulla poltrona, a causa di fantasmagoriche visioni che sbucano fuori in momenti inaspettati. Quindi noi fan apprezziamo, dati qualche jumpscare azzeccato ci sta sempre in un horror. Poi però il film giunge al termine e qui la vera nota dolente. Il twist finale lascia il tempo che trova, anzi, non funziona proprio e fa assumere connotati farseschi al già esile castello di carte costruito in precedenza.



Forse non sapevate che...

Il film è disponibile sulla piattaforma Netflix

Sadie Sink è diventata celebre grazie al ruolo di Maxine in Stranger Things

Il regista Ciaran Foy ha diretto nel 2015 Sinister 2

A cura di Andrea Costantini



Nessun commento:

Posta un commento